Le cicliste oggi sono tecnicamente preparatissime, ma non disdegnano la cura del look. Un’occasione imperdibile per ammirare le atlete più forti è il Trofeo Alfredo Binda, in calendario il 24 marzo, con partenza da Taino e arrivo a Cittiglio.
di Luigi Cazzola
Il ciclismo femminile negli ultimi tempi ha davvero cambiato faccia. Tanto che l’anno scorso, durante il campionato del mondo di Innsbruck, l’Unione Ciclistica Internazionale ha varato una riforma epocale. Dal 2020 ci sarà così una nuova categoria di squadre, l’UCI Women’s World Tour Teams e, come per gli uomini, quelle che ne faranno parte potranno partecipare a tutte le gare internazionali più importanti. Inoltre, sarà introdotto anche per le donne un salario minimo. E’ infatti ormai del tutto sparita la figura della ciclista precaria che si allenava soltanto la sera, dopo aver trascorso l’intera giornata in fabbrica, che correva solo la domenica e veniva accompagnata alle competizioni dal padre o dal fidanzato. Adesso le donne gareggiano e si allenano senza soluzione di continuità, fanno parte di team organizzatissimi e vanno alle corse con il bus della della loro squadra. Anche dal punto di vista tecnico, sono in grado di reggere medie elevate e hanno la forza per affrontare percorsi difficili.
Atletiche, ma femminili
Nonostante la fatica, le atlete curano nei minimi dettagli la loro femminilità. Negli anni Sessanta,all’inizio della stagione agonistica, le cicliste erano tristi perché dovevano tagliarsi i capelli. Oggi, quando si tolgono il casco, liberano sfavillanti acconciature. Si sta pure diffondendo la moda delle unghie laccate e, soprattutto durante i campionati del mondo, chi gareggia sfoggia sulle mani colori che fanno pendant con la maglia della propria nazionale (come Tatiana Guderzo nella foto di Luigi Benati).