L’amore immortale… quando si fa arte

di Milani

Chiedo di potermi fidanzare con te (1883) è un capolavoro dello scultore di Viggiù Luigi Buzzi, custodito al Castello di Masnago insieme ad altre opere capaci di colpire il cuore: la Tamar di Giuda (1847) di Hayez e Raffaello e la Fornarina (1866) di Valaperta, ora in esposizione a Forlì

di Filippo Brusa

Il becco di una colomba tra le labbra di una bella dama d’altri tempi. A chiunque capiti di visitare il Castello di Masnago, dove è esposta una sontuosa collezione d’arte che merita di essere frequentata assiduamente, salta bene all’occhio una  cultura in grado di scuotere il cuore. L’ha realizzata Luigi Buzzi nel 1883 e porta un titolo in dialetto dal gusto
ammiccante: Ta cerchi da parlàt. L’artista di Viggiù ha ritratto Emilia Maciachini, figlia del noto architetto Carlo, progettista del Cimitero Monumentale di Milano, in un capolavoro di marmo che oggi ha questo titolo: Chiedo di potermi fidanzare con te. In effetti, la donna immortalata da Buzzi diventò sua moglie nel 1874, ebbe sei figli e morì solo un paio di anni dopo la realizzazione del marmo, nel 1885. Queste indicazioni biografiche offrono ancora più emozioni, acuendo l’impatto estetico con la scultura. Un busto femminile che risente di modelli romantici e tardo-scapigliati, forse mediati da esempi neosettecenteschi di origine francese. «La resa delle superficie l’attenzione minuziosa ai dettagli, dai pizzi traforati della scollatura alla stoffa dell’abito fino alla vaporosa acconciatura, e l’inserimento di dettagli realistici, come la rosa o
il ciondolo a forma di cuore, rivelano – così scrive il critico Omar Cucciniello – l’influenza di Vincenzo Vela, che Buzzi conobbe durante gli anni della formazione, ferma però a un descrittivismo che non riesce a sollevare la sostanziale fissità dell’insieme».

Due capolavori in mostra

La collezione del Castello di Masnago presenta altri due gioielli che, dal 9 febbraio al 16 giugno, non si troveranno però a Varese ma ai Musei San Domenico di Forlì per la mostra intitolata Ottocento – L’arte dell’Italia Tra Hayez e Segantini.

Hayez, pittore per eccellenza del Risorgimento, conosciutissimo per Il bacio quadro cult esposto alla Pinacoteca di Brera, ha affrontato un tema biblico nella Tamar di Giuda, la cui storia si legge nella Genesi. Tamar sposò i primi due figli di Giuda: Er e Onan. Entrambi, per motivi diversi caddero in disgrazia agli occhi del Signore che li fece morire. Giuda incolpò Tamar e decise di non darle in sposo, come voleva la tradizione ebraica di allora, Sala, il proprio terzo figlio. Tamar allora decise di mascherarsi da prostituta e circuire Giuda, che sedotto le promise un agnello e lasciò in pegno all’amante il suo bastone, un cordone e l’anello. Tamar rimase incinta di due gemelli e Giuda decise di metterla al rogo, ma, una volta scoperto l’inganno e venuto a conoscenza del fatto che i bambini erano nati dal loro rapporto, la lasciò vivere. Nell’opera di
Hayez la sensuale Tamar è raffigurata proprio con il pegno lasciatole dall’amante. Francesco Valaperta, allievo di Hayez, ci ha lasciato invece uno splendido dipinto che immortala l’amore tra Raffaello e la Fornarina, sua musa ispiratrice. In questa tela azione drammatica è concentrata sui due protagonisti e sulla tempesta dei loro sentimenti; nessuna allusione,
nel quadro, alla gloria, agli onori, all’omaggio dei potenti, alla grandezza del genio.

Immagine: Chiedo di potermi fidanzare con te (1883) di Luigi Buzzi

Articoli Correlati