Rientro a casa

di Milani

Figli a scuola, genitori al lavoro, nonni in pensione. La fine della bella stagione, con il ritorno dalle vacanze, rappresenta sempre un po’ l’inizio di un nuovo anno. Monsignor Claudio Livetti, già insegnante e preside, ci propone una riflessione sulle diverse fasi della vit

di monsignor Claudio Livetti

Remigini pronti alla prima campanella

È commovente vedere i “remigini”, con lo zainetto in spalla, attendere il suono della campanella. Con loro riprende il ritmo scolastico di tutta la numerosa schiera degli studenti.
Gli adulti hanno un ricordo del proprio curriculum scolastico, dei compagni, complici di tante avventure goliardiche, e degli insegnanti.

I maestri di vita

Ci sono due tipi di insegnanti: i venditori di nozioni e i maestri di vita.
Il maestro di vita stimola i suoi alunni a crescere, perché i ragazzi fanno presto ad abbandonare l’infanzia con la sua semplicità, ma non hanno troppa voglia di abbracciare l’età adulta con le sue responsabilità.
Il maestro di vita crea coi suoi alunni un rapporto di empatia. Infatti, soltanto grazie a un “tu” affidabile ogni “io” può trovarsi e svilupparsi. L’alunno alle prese con le difficoltà della crescita non può sollevarsi prendendosi per i propri capelli. Maturerà solo se l’insegnante lo aiuterà a credere in se stesso e a confrontarsi con lui. Allora avverrà quella crescita, magari faticosa, che fa scoccare scintille di felicità.
Sono sopravvissuto (è proprio così) alla contestazione sessantottina, innescata dalla pubblicazione di “Lettera a una professoressa” di Don Lorenzo Milani, fondatore della scuola di Barbiana.
Da ex alunno, ex insegnante ed ex preside auguro a tutti coloro che iniziano l’anno scolastico: buona scuola!

Attenzione a non diventare robot!

Con l’inizio dell’anno scolastico si mette in moto anche il mondo del lavoro. Il primo auspicio è che il lavoro sia sicuro, senza morti bianche; accessibile a tutti, specialmente ai giovani: il lavorare stanca ma il non poter lavorare umilia e blocca ogni prospettiva futura. Il lavoro deve comunque essere anche dignitoso: Kant diceva che le cose hanno un prezzo, ma le persone non hanno un prezzo: hanno una dignità. Il pericolo del passato era che gli uomini fossero schiavi, il pericolo del presente è che siano sfruttati o semplici numeri, il pericolo del futuro è che diventino dei “robot”.

Lavoro d’équipe: cercansi veri leader

Oggi difficilmente il lavoro è svolto nella bottega del singolo artigiano: ormai si lavora sempre in équipe, perciò è auspicabile una leale collaborazione. È stato detto che la leadership di un’organizzazione si compone di quattro categorie di persone: quelli che si augurano che qualcun altro faccia il loro lavoro, quelli che parlano più che lavorare, quelli che demoliscono quello che fanno gli altri e, per fortuna, quelli che fanno tutto il lavoro. La crescita economica e sociale di un popolo ha bisogno soprattutto di questi ultimi.

Pensione: missione compiuta!

C’è qualcuno che non riprende il lavoro, perché inizia il periodo della meritata pensione. È un sacrosanto diritto: Giuseppe Mazzini diceva: “Ogni diritto è frutto di un dovere compiuto”.

 

Articoli Correlati