Antonio Spanevello, professore di malattie dell’apparato respiratorio e direttore della scuola di specializzazione dell’Università degli Studi dell’Insubria, analizza il fenomeno è offre alcuni consigli ai nostri lettori. Secondo l’Istat, il Nord-Ovest é più colpito e in primavera aumentano le visite
di Antonio Spanevello
Oltre un cittadino su dieci. E il fenomeno é in crescita. Osservando i dati Istat, le persone affette da malattie allergiche croniche in Italia nel 2016 sarebbero infatti il 10,7% della popolazione. Anche se la percentuale resta abbastanza costante nel corso degli ultimi anni, guardando il periodo compreso tra il 2009 e il 2016, il numero minore di casi si registra nel 2010 (9,8% della popolazione), mentre la cifra più alta risale appunto a due anni fa.
Il Nord-Ovest è il territorio con più casi registrati (11,7%), mentre il Sud è quello con meno (9,7%). In particolare, le tre regioni dove l’impatto é minore sono la Campania, il Molise e la Sicilia, mentre in testa alla classifica si trovano la Valle d’Aosta, la Lombardia e l’Abruzzo.
Siamo adesso nella stagione in cui aumentano le richieste di visite pneumologiche per malattie allergiche. I sintomi che solitamente portano dal medico specialista riguardano problemi nasali (starnuti, ostruzione nasale), e respiratori (tosse insistente e dispnea). Lo stato infiammatorio è scatenato dal contatto della mucosa nasale e/o bronchiale con le sostanze allergiche in soggetti che hanno una predisposizione a sviluppare allergia. E’ poi il contatto ripetuto con l’allergene che favorisce l’insorgenza della sintomatologia. Pertanto i soggetti “predisposti” che vengono ripetutamente a contatto con un allergene possono presentarsi dal medico con una sintomatologia rino-bronchiale. Chiaramente questa problematica tende ad insorgere più frequentemente nella stagione primaverile, ma può presentarsi in qualsiasi stagione ed a qualsiasi età.
Sicuramente è ancora più importante fare una valutazione clinica corretta quando questi episodi insorgono nei bambini. Possono essere infatti un “campanello d’allarme” per identificare quei soggetti che presentano un quadro di infiammazione e di iperreattività bronchiale che possono scatenare la sintomatologia sia nel periodo delle allergie sia in altri momenti della vita e con fattori scatenanti diversi (come virus e sforzo intenso).
Il consiglio è pertanto quello di programmare una serie di accertamenti specialistici. Nel caso di “mancanza di respiro” (dispnea) una visita pneumologica è importante: una visita accurata può già dare delle importanti informazioni se vengono fatte delle domande sulla storia clinica e specialmente dopo avere ascoltato il respiro del paziente. A volte di sentono dei veri e propri “sibili” respiratori. E’ fondamentale successivamente effettuare l’esame “gold standard” per la diagnosi di asma bronchiale. Ossia, la spirometria, semplice e non dolorosa, ma che va effettuato da “mani esperte”, anche perché alcune volte va completato con alcuni test (sempre non pericolosi e non dolorosi) quali il test di broncodilatazione o broncostimolazione. A completamento del tutto vanno poi effettuati i test allergici per verificare se i sintomi sono legati alla presenza di un allergene (stagionale, ma anche perenne, come ad esempio gli acari della polvere).