Il game designer Luca Borsa parla dello stretto rapporto tra cifre e mondo ludico
“Impossibile citare in quanti giochi compare il dado da 6”
di Luca Borsa
Quando giochiamo a qualsiasi gioco, anche se non esplicitamente, non possiamo non fare riferimento ai numeri e al loro utilizzo. Visto che entrano di diritto nel gioco e ne sono spesso il motore e il fine. Sì, perché alla fine spesso si contano i punti che sono numeri per stabilire chi ha vinto. Quindi, si può dire che nella stragrande maggioranza dei giochi la fanno da padrone.
La magia dei dadi
Se ci fermiamo a pensare a un gioco, la prima cosa che ci viene in mente è il classico dado da 6: impossibile citare in quanti giochi compare, ma questo cubo può essere considerato il pezzo principe dei giochi, usato fin dall’antichità per divinare e come simbolo di aleatorietà. Chi non conosce la celebre frase di Cesare Alea iacta est, il dado è tratto? Il dado ci dà emozione tutte le volte che lo tiriamo: sia che esca un 6 per fare il movimento più lungo o la mossa più forte sia che esca il numero che proprio ci aspettiamo e poi quando non è solo diventa ancora più intrigante.
Il lato oscuro del gioco
Una coppia di dadi può insegnare un sacco di cose: per esempio, che statisticamente 7 è la somma dei 2 che potrebbe uscire più spesso. E qui entrano in gioco altri fattori: i numeri non sono soltanto numeri, sono statistica, sono un modo per bilanciare un gioco e diventano fondamentali per l’esperienza ludica.
Ma i numeri si trovano anche sulle carte da gioco francesi e sono l’essenza della tombola, in cui diventano significato e scaramanzia. Possono però diventare anche ossessione e in qualche modo portarci sul lato oscuro del gioco: si pensi all’adrenalina di una pallina che gira e che si fermerà su un certo numero nella roulette.
Dal gioco dell’oca a The Mind
Il gioco dell’oca con le sue caselle numerate è un altro modo di vedere i numeri in altro modo e il primo modo anche per insegnare ai più piccoli a contare. Nei giochi moderni, si tende a imbrigliare la fortuna quasi a domarla e la matematica entra di diritto nelle competenze di un game designer, ma non solo: spesso i numeri diventano loro stessi gioco. In alcuni come The mind, i numeri diventano quasi metafisici: infatti, bisognerà mettere in sequenza crescente o decrescente nel gioco extreme le carte che hanno numeri dall’1 al 100, senza conoscere le carte che hanno i nostri compagni e senza poter parlare.
Il modo divertente d’imparare la matematica
In ogni gioco che posso citare, potrei fare riferimenti matematici statistici e forse questa capacità che hanno i numeri di stupirci che rendono i giochi piacevoli, il poter scegliere di quante caselle muoversi, di quanti soldi spendere, di quante risorse comprare: sono tutte operazioni mentali che muovono il giocatore a scelte strategiche che sono l’essenza dei giochi. Non a caso l’insegnamento dei rudimenti della matematica passa attraverso i giochi, perché anche il semplice calcolo del punteggio finale potrebbe insegnarti anche semplicemente le tabelline. Per concludere, non dimentichiamoci che uno dei giochi più famosi al mondo si chiama Uno…