I pixel d’autore delle mostre immersive
Elisabetta Farioli, critico d’arte di Busto Arsizio, commenta il fenomeno del momento in fatto di esposizioni: per quest’estate, infatti, in moltissimi hanno già acquistato un biglietto per sfuggire al gran caldo facendo un bagno a Milano tra i capolavori senza tempo di artisti come Monet e Van Gogh
“L’esperienza digitale non deve sostituire le visite ai musei o alle gallerie”
di Elisabetta Farioli
Senza opere, ma… sempre più visitate: stiamo parlando delle mostre multimediali immersive. I linguaggi del passato e del presente qui si incontrano e sovrappongono in un infinito cortocircuito visivo e temporale, che lega i capolavori della storia dell’arte alle tecnologie di realtà virtuale.
Collezioni digitali
Esposizioni nelle quali non vengono presentate opere fisiche, ma collezioni di riproduzioni digitali di lavori, ad altissima risoluzione, proiettati su soffitti, pareti e pavimenti, accompagnate da un supporto sonoro. Parliamo di nuovi modi di divulgazione della cultura, che in questo caso diventano un’esperienza di visualizzazione dinamica, legata al movimento dello sguardo dello spettatore che si ritrova contornato da pixel d’autore… “immerso”, quasi come protagonista, nei capolavori di Monet, Dalì, Caravaggio, Klimt, Cézanne e Van Gogh (tanto per citarne alcuni).
Più che mostre, spettacoli
Più che di mostre, si tratta di “spettacoli”, come le definiscono i puristi dell’arte. I segnali d’apprezzamento infatti, più che provenire da professionisti del settore, arrivano dal pubblico, che intende sperimentare almeno una volta questa nuova relazione diversa e sorprendente.
Rapporto rivoluzionato
Sfide del nostro tempo, soprattutto in materia di nuove tecnologie che nel giro di pochi anni, hanno rivoluzionato il rapporto del pubblico con l’opera d’arte. Le mostre immersive, hanno infatti il merito di raggiungere più persone, anche quelle che, per motivi economici non si possono permettere di affrontare viaggi intorno al mondo per visitare i Musei ma soprattutto, questa formula innovativa, ha il grande vantaggio di avvicinare i giovani all’arte.
La leva economica
Uno dei motivi per cui queste esposizioni “funzionano” è dunque quello economico. Attenzione però: non soltanto per i visitatori, ma anche per le stesse opere, che in casi di prestiti, in occasioni di mostre fuori sede, necessitano di trasporto e assicurazioni. E’ logico quindi immaginare come le mostre multimediali, pur puntando su grandi Maestri dell’arte, siano meno onerose già a partire dall’abbattimento dei costi di organizzazione, sostituiti da quelli dei diritti di riproduzione, dalle cifre decisamente inferiori.
Confini azzerati
Capolavori dunque fruibili a tutti e presentati ovunque, proiettati su grandi pareti sopra le quali scorrono frasi d’autore, da leggere mentre una colonna sonora crea la giusta e suggestiva atmosfera che permette di “immergersi” tra i colori, le pennellate e la materia. Si azzerano i confini, due mondi distanti si fondono e il viaggio inizia… magari dai campi di Arles, a tu per tu con Van Gogh, tra i giallo del sole che accende d’oro il grano inquieto, agitato dal vento.
Un nuovo approccio all’arte
Non dimentichiamo però che l’esperienza digitale non deve sostituire le visite ai musei o alle gallerie, bensì rappresentare un approccio all’arte, soprattutto per i più piccoli, future generazioni che potranno meglio conoscere e appassionarsi ai capolavori dei grandi Maestri che hanno fatto la storia dell’arte.