Prove di ripartenza con vacanze slow e open air: Niccolò Comerio, ricercatore della Liuc Università Cattaneo, analizza i trend 2022 del settore turistico. Anche se – tra guerra alle porte, pandemia non ancora sparita e rincari – 3 italiani su 10 resteranno a casa
di Niccolò Comerio
E’ un’estate all’insegna della “vendetta”, quella del 2022. L’espressione più in voga, in Italia ma più in generale a livello mondiale, è infatti revenge tourism, che può essere tradotto con “turismo di vendetta”. Attenzione, però: la vendetta in questione non ha alcuna connotazione negativa, ma rappresenta una sorta di riscatto da parte delle persone, che sentono il bisogno di viaggiare dopo un biennio caratterizzato da sacrifici e grandi sofferenze.
La cartina di tornasole
Insomma, anche se i dati dei contagi invitano a non abbassare del tutto la guardia, l’unica “ondata” di cui si vuole sentire parlare è quella del mare. Come cartina di tornasole, i dati fin qui disponibili sembrano confermare che la ripresa è finalmente arrivata. Per quanto riguarda l’intera annata, le stime elaborate da Demoskopika prevedono una spesa turistica in Italia per 26 miliardi (+11,8% sul 2021) con poco più di 92 milioni di arrivi e quasi 343 milioni di presenze tra italiani e stranieri, con un andamento in crescita rispettivamente del 43% e del 35% sul 2021.
Le tendenze del momento
In vista della ripresa, si spera stavolta definitiva, emergono e si consolidano intanto nuove tendenze. L’Osservatorio Vacanze di Touring Club ci aiuta a intercettare le tendenze più gettonate per questa bella stagione. Innanzitutto, alcune delle abitudini di viaggio acquisite negli ultimi anni continueranno ad accompagnarci, nonostante il miglioramento della situazione pandemica. L’83% degli intervistati si orienterà verso luoghi meno noti e affollati, dedicandosi ad attività open air (come escursionismo, visite naturalistiche e itinerari in bicicletta). C’è poi un 40% che pensa di programmare una vacanza lenta, spostandosi prevalentemente a piedi o in bicicletta, mentre il 32% si orienterà verso una destinazione di prossimità: un valore decisamente in calo, quest’ultimo, rispetto a quello degli anni precedenti e dovuto al recupero dei viaggi all’estero. In ogni caso, il contatto con la natura è ormai diventato per molti un’esigenza irrinunciabile, insieme al desiderio di coniugare la ricerca del relax ad esperienze autentiche, in borghi e territori in grado di conquistare anche a tavola.
Nuove nubi in vista?
Nubi sembrano, tuttavia, addensarsi sulla ripresa del settore (e della vita da globetrotter), sospinte dal ritorno dell’inflazione. I rincari riguardano ormai ogni aspetto delle nostre esistenze, colpendo prepotentemente anche il comparto turistico e dei trasporti. Secondo le stime per l’anno in corso contenute in un’indagine pubblicata da Demoskopika in occasione della Borsa Internazionale del Turismo (Bit) tenutasi lo scorso aprile a Milano, il 31% dei nostri concittadini sarà costretto a rinunciare alla partenza nei prossimi mesi. Tra le motivazioni principali vanno annoverate il timore degli effetti del conflitto Russia-Ucraina (10%), seguito dal persistere del Covid -19 e delle nuove varianti (8%) e dalle sopraggiunte difficoltà economiche connesse all’aumento dei prezzi. Inoltre, l’assenza dall’Italia nell’anno in corso di 300 mila turisti tra cittadini ucraini e russi a seguito del conflitto in essere porterà a una riduzione di 2,4 milioni di presenze e di 180 milioni di euro della spesa turistica.
Il new normal turistico
Che sia arrivato o no il tanto agognato momento della ripartenza, alcune delle tendenze in atto potrebbero mettere in discussione il modello ormai consolidato nel tempo del turismo di massa (il cosiddetto overtourism), sempre più nel mirino negli ultimi anni per la scarsa compatibilità con i temi della sostenibilità ambientale. Sta tutti noi trasformare la presente fase di difficoltà in un’opportunità. Del resto, il Coronavirus ha anche portato allo sviluppo di nuovi approcci alla vacanza: parole come workation (il lavoro da remoto da luoghi di villeggiatura), staycation (soggiorni in luoghi non distanti da casa) e slow tourism (turismo lento e sostenibile) sono comunque ormai entrate da un paio di anni nel vocabolario dei viaggiatori di tutto il mondo.
La Lombardia non sta a guardare
Non a caso si moltiplicano le iniziative delle Camere di Commercio lombarde a sostegno della filiera turistica, come dimostrato anche dal recente bando InnovaTurismo, finalizzato ad affiancare le imprese e facilitarle nell’elaborazione di progetti.
In foto: Un’istantanea di gita slow e open air a Bognanco, nella vicina provincia del Verbano-Cusio-Ossola in Piemonte (PH Marco D. Introini)