Sboccia il florovivaismo

Più attenzione al mondo green: sale la produzione italiana

di admin

I dati diffusi da Myplant & Garden, la più importante fiera internazionale del verde professionale (florovivaismo, garden, paesaggio) parlano chiaro. Il floral designer gallaratese Marco Introini ci racconta che cosa dicono

di Marco D. Introini

La produzione florovivaistica italiana sale, trainata da una maggiore attenzione al mondo green.

Gli effetti benefici del Covid

Sia nell’edilizia privata sia nelle opere di rigenerazione urbana, finalmente si riescono a vedere progetti con una vera e propria valorizzazione del verde. Il lungo periodo Covid è stato un acceleratore per alcune dinamiche: ci si è accorti che dovendo restare in casa è necessario avere “verde di prossimità”, oltre a quello pubblico, e non dimentichiamo che possiamo diminuire del 20% la CO2 con la presenza di piante (dati Cnr).

Italia in controtendenza

I dati diffusi da Myplant & Garden, la più importante fiera internazionale del verde professionale (florovivaismo, garden, paesaggio) parlano chiaro: nel 2022 il valore della produzione ha superato 3,1 miliardi di euro (oltre 300 milioni in più rispetto al 2021 – 2,78 miliardi), di cui 1.462 milioni di euro per fiori e piante in vaso (quasi 1,3 miliardi nel 2021) e 1.678 milioni per i vivai (1,5 miliardi nel 2021). È il dato più alto delle ultime annate prese in esame. L’Italia è quindi in controtendenza sul trend delle produzioni UE27 (florovivaismo -3,9%). 

5 regioni in fiore

Le principali realtà produttive italiane sono concentrate soprattutto in 5 regioni: Liguria, che ha il primato delle aziende che coltivano fiori in piena aria; Toscana, Lombardia e Sicilia, dove sono presenti le principali attività vivaistiche ornamentali arbustive e forestali; Campania, dove le aziende sono specializzate soprattutto nella coltivazione di fiori in coltura protetta.

Il primato olandese

Quanto al fiore reciso, la produzione italiana negli anni ha perso terreno rispetto ad altre nazioni. La parte del leone come da tradizione spetta ovviamente all’Olanda, che detiene ben il 63% delle esportazioni, segue la Colombia con il 9%, Israele con il 7%, l’Italia è al 2%, seguono Thailandia, Francia, Spagna, Kenia, Usa e Sud Africa con l’1% e il 13% rimanente è coperto da altri Paesi. 

Un bouquet di 4 nazioni

Per correttezza, bisogna comunque dire che le esportazioni non sempre coincidono con le produzioni, perché ad esempio i mercati olandesi intermediano un’enorme quantità di materiale botanico prodotto in altre nazioni. Vi sono poi Paesi che hanno un consistente consumo interno della loro produzione, tipo gli Usa, mentre l’Olanda invece esporta gran parte di ciò che produce, dato che il comparto florovivaistico produce ben più del consumo interno. Diciamo che le sole Olanda, Colombia, Italia ed Israele, hanno ben l’80% delle esportazioni mondiali di fiori recisi, gli altri 16 stati invece si dividono il rimanente 20%.

L’essenza di ogni Paese

Se andiamo poi ad analizzare il tipo di essenze prodotte, vediamo che alcuni Paesi sono leader in determinati prodotti, ad esempio l’Olanda per tulipani e rose, Colombia e Kenia per le rose, Israele per la gissofila. Mentre orchidee come Dendrobium Cymbydium e Oncidium provengono dell’Estremo Oriente, Heliconie e protee e fiori tropicali dal Sud Africa, l’Italia invece è leader delle greenery, di Lilium, strelizie, garofani ecc.

Profumo di… acquisti online

Parlando dello Stivale, il 40% del volume del mercato è detenuto dalle rose, seguite da tulipani (10%) e margherite (7%). Consideriamo che le abitudini d’acquisto e i canali distributivi sono cambiati nel periodo Covid, con una diminuzione delle vendite nei negozi al dettaglio del 30% ed un consistente aumento dell’online del 70%.

Se son rose…

Un mercato molto complesso e in costante evoluzione, quello florovivaistico… chissà cosa ci riserverà il futuro.

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