Non solo relax: il fenomeno dell’ascesa dei soggiorni estivi in un altro Paese per imparare una lingua straniera tra i giovani italiani analizzato da Niccolò Comerio, direttore del Responsible Tourism Lab della Liuc – Università Cattaneo
“La Lombardia è la regione da cui si parte di più, ma Varese è ferma al 7%”
di Niccolò Comerio
“Il mondo è un libro e chi non viaggia ne legge solo una pagina”, diceva Sant’Agostino. E per i giovani, una vacanza studio è l’occasione perfetta per sfogliare nuove pagine. Effettivamente, la consueta lunga pausa estiva costituisce per ragazzi e ragazze italiane il periodo ideale per coniugare svago e studio, trascorrendo all’estero qualche settimana per consolidare le proprie competenze linguistiche attraverso opportuni percorsi formativi.
La genesi delle “vacanze studio”
Le “vacanze studio” esistono da quando, con la diffusione dell’insegnamento delle lingue straniere nelle scuole pubbliche, è emersa l’esigenza di approfondire sul campo quanto appreso durante le lezioni in classe.
In Italia, l’idea di organizzare vacanze studio nacque da Renato Tardi, un professore di inglese, che nel 1974 accompagnò un gruppo di suoi studenti in Inghilterra per tre settimane. Due anni dopo, fondò Move Language Ahead (Mla), che da oltre quarant’anni organizza vacanze e soggiorni studio all’estero, con il riconoscimento del Ministero dell’Istruzione.
I (don’t) speak English
Oggi, una buona conoscenza della lingua inglese è infatti imprescindibile per non scivolare ai margini del mondo del lavoro e della scala sociale, contribuendo così alla riduzione delle disuguaglianze, soprattutto nei centri meno popolati e nelle città di provincia. Il problema vero, tuttavia, è che, nonostante questa consapevolezza, i ragazzi italiani continuano a incontrare grandi difficoltà nell’apprendimento delle lingue straniere, in particolare dell’inglese. Secondo l’ultimo rapporto annuale pubblicato da EF Education First, l’Italia si colloca al ventiseiesimo posto su 34 Paesi in Europa, il che lascia i giovani italiani ancora lontani dal raggiungere il livello linguistico B2, considerato il minimo indispensabile per comunicare efficacemente con il resto del mondo.
Uno sguardo all’Italia: chi parte…
Sempre secondo EF Education First, la Lombardia si distingue come la regione da cui proviene il maggior numero di studenti e delle studentesse che partono per studiare all’estero (26% del totale), seguita dal Lazio (19,2%) e dal Veneto (7,2%), di poco sopra la Campania (7,1%). La classifica evidenzia una prevalenza delle regioni settentrionali, che continuano con Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana, prima di incontrare Puglia e Sicilia, rispettivamente all’ottavo e nono posto. Relativamente alle singole città di provenienza, primeggia Roma (17,4%), seguita da Milano (15,6%). Distaccate Napoli (4,9%), Torino (4%), Brescia (2,3%) e Bologna (2,1%).
…e dove va!
La lingua più gettonata si conferma quella inglese e tra le destinazioni preferite dai giovani italiani Malta si posiziona al primo posto, accogliendo il 12% delle vacanze studio totali. Seguono New York con il 9,5% e Dublino con il 9,4%. Le località inglesi, con London (6,3%), Brighton (6%) e Oxford (5,1%), completano la classifica delle mete più scelte. Inoltre, secondo ASTOI Confindustria Viaggi, buono è anche l’interesse per lo spagnolo, il francese, il tedesco, mentre tra le novità spiccano i corsi di lingua giapponese. La durata dei viaggi si attesta intorno alle due settimane, in cui si alterna lo studio della lingua alla scoperta del territorio, arricchita da esperienze ludiche, visite guidate ed escursioni.
Un focus sulla Lombardia
Analizzando nel dettaglio la distribuzione per provincia in Lombardia, si può notare come il 60% delle vacanze studio all’estero interessi l’area milanese e di Monza. Brescia, il secondo territorio più rappresentato, esprime solo l’8,9%, la “nostra” Varese il 6,9%, Bergamo il 6,5%. Anche province come Como e Sondrio, che vivono di turismo anche internazionale, presentano percentuali molto basse (rispettivamente) 5,8% e 3,9%. Infine, scendendo verso la Bassa Lombardia la situazione peggiora ulteriormente: Pavia col 3,9% pareggia il dato valtellinese, seguita da Cremona (2,3%) e Mantova (1,9%).
L’opportunità della disparità
Questo quadro evidenzia come la distribuzione delle vacanze studio all’estero sia fortemente sbilanciata a favore delle aree più urbanizzate e centrali della regione. Tuttavia, questa disparità rappresenta anche un’opportunità: le province meno rappresentate potrebbero infatti cogliere l’occasione per promuovere maggiormente queste esperienze tra i giovani, sviluppando programmi mirati e collaborazioni con le scuole locali. Così facendo, non solo si potrebbe incentivare l’apprendimento delle lingue, ma si contribuirebbe anche a valorizzare il territorio, favorendo un turismo più consapevole e preparato, capace di rafforzare le competenze linguistiche e interculturali delle future generazioni.