Massimiliano Serati, coordinatore dell’Osservatorio Travel della Liuc Business School, spiega come dalla sinergia di Vco e Varese potrebbe nascere “un attrattore turistico di portata mondiale”, al di là dell’esito del referendum del 21 ottobre
di Massimiliano Serati
Il 21 di ottobre va in onda il referendum con il quale i cittadini della provincia del Verbano Cusio Ossola (Vco) esprimeranno la loro posizione sulla possibilità di un eventuale distacco della provincia dalla regione Piemonte e la sua conseguente aggregazione alla Lombardia.
Il Verbano: un’area omogenea
Naturalmente, nell’immediato si discute “soltanto” di un passaggio amministrativo, supportato per lo più da logiche tecniche e politiche, ma un esito positivo offrirebbe nel medio periodo la possibilità di ricollocare sotto un cappello coordinato le politiche di sviluppo territoriale di un’area che per motivazioni identitarie e storiche è decisamente omogenea: il bacino del Verbano che abbraccia i territori del Vco e di Varese, pur non esaurendosi in questi.
Vietati i complessi d’inferiorità
E sul piano turistico? È pacifico che Varese non deve avere alcun complesso di inferiorità, né sentirsi condizionata dalla contrapposizione, ormai consunta, tra sponda grassa e sponda magra del Lago. I due territori, ciascuno con la dote che lo accompagna, possono invece diventare compartecipi di una realtà turistica di livello europeo, sia per varietà dell’offerta, sia per dimensioni della domanda: parliamo di un bacino che oggi “cuba” quasi 2.5 milioni di visitatori all’anno che generano 5.5 milioni di pernottamenti (dati Istat).
La triplice forza del Vco
l contributo che il Vco mette sul piatto è di prima qualità per tre motivi prevalenti: una permanenza media del turista sul territorio (3.5 notti nel 2017; dati Istat) pressoché doppia rispetto a quella varesotta, una straordinaria vocazione internazionale (il 72% dei turisti è di provenienza estera, dieci punti percentuali in più della già ottima performance di Varese) e una migliore interconnessione infrastrutturale (stradale e ferroviaria) con la piazza milanese, perlomeno rispetto ai territori di lago della cosiddetta sponda magra.
La dote varesotta
Dal canto suo però Varese porta in dote uno straordinario dinamismo, avendo registrato negli ultimi 10 anni tassi di crescita turistica annua che sono quasi il doppio di quelli registrati dal Vco (+6.6% e +5.3% per arrivi e presenze contro 3.7% e 2.5% della vicina provincia piemontese). Ma ciò che ancor più è rilevante è che Varese non è soltanto lago, ma è ormai divenuta una realtà turistica multiforme, capace di intercettare un menu di segmenti di domanda altamente diversificato e comprendente le diverse ramificazioni del turismo business, del turismo sportivo in forte espansione, del turismo congressuale e fieristico e del turismo culturale.
Varese infine vuol dire aeroporto di Malpensa, straordinario veicolo di incoming intercontinentale anch’esso in evidente recupero, e offerta ricettiva stellata destinata al turista d’affari.
Potenzialità mondiali
Nel turismo, competere sui mercati mondiali richiede massa critica importante sul lato dell’offerta, straordinarie capacità manageriali, sviluppo di innovazione continua e rapida capacità di evolvere e diversificare le proposte. Se i due territori sapranno mettere in condivisione capacità e risorse, potrebbe davvero nascere un attrattore turistico di portata mondiale (pensiamo anche alla “potenza di fuoco” nell’ambito della formazione per il turismo).
Stessa regione o diversa, serve buona Politica
Rispetto a questo, un semplice “salto” amministrativo è soltanto un fattore di facilitazione, non certo una garanzia: occorrono tempo, cultura della collaborazione, investimenti che rendano sempre più integrati i due territori (ad esempio sul fronte dei collegamenti via lago).
Occorre in sostanza buona Politica.
Foto: Lago Maggiore nei pressi di Stresa (Ph Claudio Argentiero – Afi)