Successo per la serata benefica a Busto Arsizio con comici di Zelig e Colorado
a cura della redazione
C’erano una volta gli impresari. Quelli del tempo in cui grandi artisti poliedrici si dividevano tra teatro, musica, cinema, convention e tv. Quei manager che sapevano essere l’amico, il fratello o il padre, che dovevano rappresentare una persona di fiducia, “perché dagli artisti, molte volte, ho ricevuto confidenze che nemmeno un familiare riceverebbe”, per dirlo con le parole di Lucio Piccoli. Un uomo che si potrebbe definire “bustocco nel cuore”. Visto che, pur essendo nato in un paese vicino, ha legato a Busto Arsizio tutta la sua vita: dall’abbonamento trentennale alla Pro Patria alla scelta di portare in città un Cantagiro, vinto da Little Tony, il Carosello, girato per le vie del centro, e persino il debutto del compianto Franco Battiato alla scomparsa Capannina. Fino alla volontà di presentare proprio sul palco del Teatro Sociale Delia Cajelli della “sua” Busto la propria autobiografia. Un volume scritto a quattro mani con Maria Grazia Brunini e intitolato, non a caso, Una vita da impresario.
Tornare a sorridere
Per farlo, ha chiamato accanto a sé gli amici di una vita. Scegliendo, tra i tanti, quelli che potessero regalare un sorriso al pubblico, dopo un anno e mezzo da dimenticare per tutti e particolarmente difficile per i lavoratori dello spettacolo. Così durante la serata – presentata dal nostro direttore, Chiara Milani – sul palco si sono avvicendati comici del calibro di Umberto Smaila, Carletto Bianchessi, Norberto Midani, Raul Cremona, Flavio Oreglio e Alberto Patrucco.
Un libro per un mattone
Tutti insieme, in via straordinaria, per Lucio Piccoli e per la Croce Rossa. Proprio al Comitato di Busto Arsizio, infatti, lo storico manager del mondo dello spettacolo ha voluto dedicare l’iniziativa. Obiettivo: raccogliere fondi a favore della nuova sede, definita “la casa dell’intera città” e i cui lavori sono stati mostrati in video finale. Così come è stato proiettato il filmato sul lockdown della Cri, con l’ambulanza che girava tra le strade deserte.
Mezzo secolo dello spettacolo italiano
Di diverso tipo, ma sempre emozionante, è stata la sigla d’apertura, con i tanti personaggi con cui Piccoli – che volle prendere il nome d’arte Lucio da Flauto e scelse il cognome a una partita dei Tigrotti – ha lavorato, compresi quelli che non ci sono più: da Giorgio Gaber a Walter Chiari, da Gianfranco Funari a Felice Musazzi e molti altri protagonisti di mezzo secolo dello spettacolo italiano.
Ph: Foto DG