Lo Pinto e il calcio biancorosso
L’imprenditore, che accompagna Rosati nella risalita della squadra varesina, premiato per la solidarietà
“La squadra deve regalare emozioni e donare passioni”
di Luca Torres
È nei momenti di difficoltà che a volte si scopre di avere risorse nascoste, che aiutano ad andare avanti e permettono di superare gli ostacoli, anche quando sembrano insormontabili. Ci sono storie talmente belle da sembrare il copione di un film. Una di queste è stata scritta tre anni fa a Varese, ai tempi del primo lockdown. Il Coronavirus è appena arrivato, miete vittime e fa paura. Costringe le persone a stare chiuse in casa, molte famiglie si trovano in difficoltà. Per loro nasce la Casa del Giocattolo Solidale, si propone di aiutare i bambini all’insegna del motto “Dona un giocattolo, regala un sorriso!”.
L’associazione di volontariato è impegnata ancora oggi. Una sessantina di persone organizza laboratori, attività ludiche e di studio. E con loro anche sostenitori che offrono un supporto indispensabile per andare avanti. A Palazzo Estense, sede del Comune di Varese, la Casa del Giocattolo Solidale ha voluto ringraziarli tutti. Particolarmente commosso Filippo Lo Pinto, imprenditore vicino allo sport cittadino, quando gli è stata consegnata una targa-riconoscimento: “Mi è venuto in mente quando mi sono trasferito a Novara all’età di 6 anni. Arrivavo da un paesino della Sicilia, eravamo terremotati della Valle del Pelice. Siamo partiti dalla provincia di Agrigento senza niente per ricominciare da zero. Sono cose che non puoi dimenticare. E da allora cerco, nei limiti delle mie possibilità, di aiutare chi ha bisogno. Non c’è niente di più bello che donare sorrisi ai bambini”.
Oltre mezzo secolo da allora, chi è Filippo Lo Pinto oggi?
Sono un imprenditore della logistica da sempre. Nel 1983 ho cominciato con i trasporti e Latte Verbano di Novara, poi con Granarolo, ho comprato diversi camion, mi sono allargato e ho cominciato a lavorare con grossi gruppi. Il primo febbraio del 1992 si è spenta la luce. Un violento impatto con l’auto dalle parti di Borgomanero, uno scontro frontale. Sono stato in coma 14 giorni e ci è voluto più di un anno per rimettermi in forze. Ho dovuto ricominciare tutto da capo. Per fortuna tanti clienti non mi hanno abbandonato e piano piano dal trasporto ho cominciato ad occuparmi di gestione del magazzino. Nel 2000 mi sono trasferito all’estero per creare e gestire una filiera Horeca del vino e il gruppo ha assunto dimensioni europee. Dopo dieci anni sono diventato Ceo Chhief executive officer) del TSI Gruppo Accor, con sede a Parigi e sono rientrato in Italia, avevo base a Roma”.
Tre anni sull’Alta Velocità e poi l’incontro con Antonio Rosati, collega della logistica.
Da lì è nata un’amicizia di quelle che durano a lungo…
Ero già vicino all’ambiente calcistico del Novara. Dall’alta velocità alla logistica integrata, dove come competitor conosco Antonio Rosati. Diventiamo presto amici e quando decide di coinvolgere una serie di imprenditori nel progetto sportivo Milano City lo seguo. Mi appassiona vivere il calcio nelle sue dinamiche interne, molto più complicate di quello che appare dalla tribuna… poi Antonio viene ‘richiamato’ a un suo vecchio grande amore, mai sopito: quello di Varese. Riabbraccia un progetto a lui tanto caro, seguito dagli amici. Da Milano a Varese: arrivo anche io. Lui probabilmente ha da chiudere un cerchio lasciato aperto nel passato. Io affiancandolo mi sono innamorato di questi colori… Sperando che superati questi periodi difficili possiamo ritrovare successi e gioie insieme. Per il gruppo di lavoro e i tanti tifosi oggi amareggiati e delusi dai risultati che non arrivano. Il momento è difficile, ma conosco la caparbietà di Antonio, in questo siamo simili. Gli ho dato fiducia e continuerò a dargliela, sacrificando tempo e risorse, perché sono convinto che arriveranno i risultati. Sul campo e soprattutto fuori. Vogliamo riconquistare l’affetto della città e i tifosi veri. Per noi, la gente biancorossa, i tanti personaggi che hanno fatto la storia di questa gloriosa piazza e quelli che ancora dovranno arrivare. Degli stupidi e invidiosi, che nel nostro bel Paese ahimè non mancano mai, poco interessa.
Il futuro di Lo Pinto sarà ancora legato ai colori biancorossi?
E come faccio a dire di no? Sono una persona molto, forse troppo, orgogliosa e potrò pensare di considerare chiuso il capitolo Varese solo dopo che la squadra avrà raggiunto categorie più consone al proprio blasone. Con Antonio stiamo costruendo qualcosa di importante, che supera i valori della classifica. Dalla casa biancorossa delle Bustecche alla considerazione che la squadra di calcio di Varese deve tornare ad avere in città e non soltanto. Questi 3 anni ci sono serviti per conoscere la realtà in cui siamo calati, superare alcuni problemi personali e ora possiamo pensare a costruire qualcosa che rimanga. Il Varese è un patrimonio della città. Ci vuole tempo per riallacciare rapporti dopo gli ultimi fallimenti. Dobbiamo prima di tutto dimostrare credibilità. Esattamente come fatto nel mio percorso lavorativo, stiamo cercando di coinvolgere grossi gruppi attorno alla società biancorossa. La squadra di calcio deve regalare emozioni e donare passioni.
In foto: Filippo Lo Pinto premiato a Palazzo Estense