Nelle stanze della fotografia con Claudio Argentiero, direttore artistico del Festival fotografico europeo
di Chiara Milani
Va in doppia cifra, il Festival fotografico europeo che, dal 9 aprile al 22 maggio, si terrà con il patrocinio della Commissione Europea, Regione Lombardia, Provincia di Varese e dei Comuni di Busto Arsizio, Cairate, Castellanza, Castiglione Olona e Legnano.
Il festival fotografico europeo giunge alla decima edizione. Lo fa in un periodo molto delicato. Proponendo, tra le altre, una mostra dedicata all’Ucraina. Qual è il messaggio?
Malgrado le difficoltà del momento, che durano ormai da qualche anno, il nostro impegno non è mutato. Il festival vuole rilanciare la cultura visuale come strumento di condivisione e conoscenza, con una visione internazionale. Tra questi un progetto sull’Ucraina del fotografo e giornalista Roberto Travan, che segue le vicende del Paese dal 2015, documentando i conflitti e la vita sociale, operando sul campo per cogliere la dura quotidianità vissuta dalla popolazione.
Il messaggio è certamente quello di sensibilizzare l’opinione pubblica con una testimonianza diretta, mostrando quanto la guerra possa trasformare, in breve tempo, la vita di ognuno, nell’incertezza di un dialogo costruttivo tra i potenti con atti di prevaricazione.
L’Afi (Archivio fotografico italiano) spesso ha invitato fotoreporter di guerra: l’equilibrio tra informazione e manipolazione dell’opinione pubblica attraverso l’immagine è da sempre instabile ed è un argomento tanto più d’attualità di questi tempi…
Il fotoreportage ha sempre avuto un posto privilegiato nel percorso espositivo dei vari festival, per la funzione discorsiva che riveste e per la capacità di interazione con le giovani generazioni. Pensiamo che l’approfondimento sia importante per comprendere e sviluppare una propria opinione, che non necessariamente deve essere quella del fotografo, ma che pone domande per superare un’urgenza informativa, impastata da convincimenti controversi, che penetra con forza l’immaginario collettivo, negli ultimi anni dettata dai social, che come un annuncio commerciale, viene assimilato dall’opinione pubblica, spesso senza fondatezza.
Anche il fotografo, quando influenzato da inclinazioni personali, può raccontare la sua verità, schierandosi da una parte o dall’altra ma, a differenza dei racconti scritti o della televisione, che taglia e monta in base alla linea redazionale, le fotografie sono una testimonianza del dramma, e ci interrogano senza filtri.
A proposito dei tempi che corrono… la fotografia contemporanea è considerata una forma d’arte autonoma che indaga la realtà: in quest’ultimo periodo, ciò in che modo si traduce?
Dopo anni di scetticismo la fotografia è entrata a pieno titolo nel mondo dell’arte, da Cenerentola ad essere la più collezionata. Il fotografo ha sviluppato una coerenza stilistica che racchiude contenuto, estetica, comunicazione e tecnica, trasformando lo scatto in linguaggio espressivo.
Le nuove tecnologie hanno consentito di esplorare nuovi territori visivi, forgiando nuove figure professionali. Diciamo che oggi è più consono parlare di immagine e non solo di fotografia, poiché ci si rifà alla realtà per poi plasmarla con maggiore consapevolezza e sensibilità, utilizzando strumenti e idee.
Intanto, per l’appunto, gli ultimi due anni non sono stati facili per nessuno, neanche per questo progetto. A parte quanto già citato, voi tornate con un calendario molto ricco. Vogliamo ricordare, in sintesi, qualche altro progetto dell’edizione 2022?
L’edizione 2022 è particolarmente ricca di mostre importanti.
Da Monica Bulaj a Martin Parr, da Reza Kathir a Giorgio Lotti, Emil Gataullin e Nino Migliori, a Pino Bertelli a Roberto Villa, con una mostra dedicata a Pasolini, alla fotografia contemporanea rappresentata da giovani emergenti e l’Istituto Italiano di Fotografia, conferenze, proiezioni e incontri. Oltre ai tanti partner, che ospiteranno e promuoveranno progetti che rendono la fotografia l’assoluta protagonista.
Vogliamo ricordare anche quale valore aggiunto porta sul territorio questa manifestazione?
Il festival è tra i più significativi a livello regionale e nazionale, soprattutto per la qualità della proposta, di carattere internazionale, per capacità di fare rete (sono 5 i comuni aderenti, ndr) e per la diffusione dell’iniziativa, che ogni amministrazione divulga. La ricaduta sul territorio è certamente culturale, artistica e formativa, ma anche economica, se si tiene conto dell’ambito ospitalità e ristorazione, oltre alla scoperta e all’apprezzamento del patrimonio del territorio artistico da parte degli ospiti, italiani e stranieri.
Complice la crisi economica dal 2020 ad oggi, con prospettive che non appaiono rosee, trovare i fondi per finanziare simili manifestazioni è sempre più complicato… perché un’azienda dovrebbe supportare l’arte e, nello specifico, il Festival fotografico europeo?
Il binomio impresa e promozione artistica è sempre più significativo, in quanto l’investimento in cultura rappresenta un beneficio sociale e operoso per promuovere il territorio e le sue peculiarità. Una scelta che permette di attivare sinergie, rafforzare il marketing relazionale, promuovere marchi, garantendo la nomea, sostenere lo sviluppo economico e le nuove generazioni di fotografi, per una società più creativa che sa guardare al futuro sviluppando progetti su temi contemporanei sostenuti da imprese lungimiranti, che guardano a una società in cui la comunicazione di qualità diviene essenziale, per essere maggiormente credibili.
In foto: Kyiv (Ucraina), 18 febbraio 2022. Un sacerdote ortodosso appende a un ramo un tributo alla memoria degli “Angeli di Maidan”, i civili massacrati nel 2014 dai cecchini del presidente Viktor Yanukovich durante la Rivoluzione della Dignità