Il 19 marzo, con partenza da Maccagno con Pino e Veddasca ed arrivo a Cittiglio, le cicliste saranno impegnate nella 24esima edizione del Trofeo Binda. Il nostro esperto, Luigi Cazzola, ci ricorda quanta fatica hanno dovuto fare le ragazze per arrivare a tagliare questi traguardi, che oggi diamo per scontati
di Luigi Cazzola
Quasi un secolo fa, nel 1924, una ragazza emiliana, Alfonsina Strada, spinta dalla grande passione per il ciclismo, partecipò al Giro d’Italia, affrontando i più forti corridori maschi. Questa ragazza è così passata alla storia per aver avuto il coraggio di sfidare sia il costume dell’epoca sia i vivaci commenti dei tifosi e per questo viene ricordata come una pioniera del movimento ciclistico femminile in Italia.
Le prime corse al femminile
Alfonsina Strada volle prendere il via in quel Giro d’Italia e anche in due Giri di Lombardia, perché in quegli anni non esistevano gare importanti riservate alle donne. Infatti, le cicliste disputarono il primo campionato del mondo su strada e su pista soltanto nel 1958 in Francia. Il primo Tour de France riservato alle donne fu disputato nel 1984, mentre il primo Giro d’Italia riservato alle donne ebbe luogo nel 1988. Inoltre il ciclismo femminile fece la sua prima apparizione alle Olimpiadi soltanto nel 1984 a Los Angeles con la prova in linea su strada. Nell’edizione successiva dei Giochi olimpici, nel 1988 a Seoul, le donne si cimentarono anche su pista e poi nel 1996 ad Atlanta si contesero la medaglia d’oro anche nella mountain bike.
L’ultima frontiera
Dal 2000 le donne partecipano anche ai campionati del mondo di ciclocross, la specialità francescana del ciclismo. In questa competizione che si pratica nei boschi e nei prati, le cicliste devono affrontare alcuni ostacoli scendendo dalle due ruote e proseguendo a piedi con la bici sulle spalle.
Le nuove classiche
Inoltre, oggi, sono organizzate, per le donne, specifiche corse che, con il tempo, stanno diventando delle vere e proprie classiche, visto che si disputano, ogni anno senza soluzione di continuità e stanno entrando nella storia del ciclismo femminile. Una di queste classiche è il Trofeo Alfredo Binda, organizzato dalla Cycling Sport Promotion . Il Trofeo Alfredo Binda è giunto alla ventiquattresima edizione e si disputerà il prossimo 19 marzo con partenza da Maccagno con Pino e Veddasca ed arrivo a Cittiglio. Questa continua escalation del ciclismo femminile sta a dimostrare come le donne in bicicletta non intendano porsi alcun limite e sta a dimostrare come le esse, di passo in passo, riescano ad immergersi in nuove discipline e ad affrontare con successo ulteriori esperienze.
La storia prende forma
Le cicliste sono partite più tardi rispetto ai corridori maschi nel creare la loro storia, ovverosia la storia del ciclismo femminile, ma oggi questa storia sta prendendo forma, perché sta entrando nel cuore degli appassionati di tale sport.
La vittoria della femminilità
L’obiettivo delle donne che corrono in bicicletta non è quello di imitare gli uomini, ma è quello di fare emergere la loro identità, fornendo uno spettacolo che sia interessante, dal punto di vista tecnico ed agonistico, ma che, al tempo stesso, si possa distinguere. Le ragazze che corrono in bicicletta, sebbene possano essere stravolte e sfinite dalla fatica o essere coperte dal fango, dalla testa ai piedi, non perdono mai la loro femminilità. E questo non è certo un limite, ma rappresenta la bellezza del ciclismo femminile.
Didascalia Foto: Il podio tutto italiano del 23° Trofeo Alfredo Binda del 20 marzo 2022: Da sinistra a destra : Sofia Bertizzolo, seconda classificata, Elisa Balsamo vincitrice in maglia iridata, Soraya Paladin, terza classificata (Foto Benati) .