Il nostro esperto di ciclismo, Luigi Cazzola, ripercorre la storia dell’abbigliamento dei campioni, dal punto di vista della moda, ma anche dell’innovazione tecnologica
“Dai pantaloncini rigorosamente neri ai body colorati”
di Luigi Cazzola
Il ciclismo ha vissuto molti cambiamenti anche per quanto riguarda i tessuti dell’abbigliamento dei corridori. Le maglie dei corridori fino agli anni Settanta erano di lana, così come i pantaloncini, che seguivano una regola ferrea: dovevano essere rigorosamente neri. Le maglie di lana avevano tasche fissate da bottoncini per consentire di inserire viveri e borracce. Il nome dello sponsor compariva sulle maglie dei team ciclistici, ma non compariva né sulla maglia rosa, quella del leader del Giro d’Italia, né sulla maglia gialla, quella del corridore che ha il tempo complessivo più basso al Tour de France, e neppure sulla maglia iridata, quella indossata dal campione del mondo.
Maglia bicolore
Fino allo stesso periodo, inoltre, le maglie dei ciclisti erano poco colorate, nascevano solitamente da abbinamenti di due colori: come la famosa biancoceleste della Bianchi di Fausto Coppi e poi di Felice Gimondi, quella olivastra con bordini rossi della Legnano di Gino Bartali e poi Ercole Baldini, la bianconera della Carpano di Nino Defilippis e Gastone Nencini o quella sempre bianconera della Scic di Vittorio Adorni e poi di Beppe Saronni. Esse erano pesantissime e, se potevano essere utili nelle tappe di montagna, creavano sicuramente grandi problemi durante le corse d’estate. Un particolare: avevano un’apertura ridottissima soltanto all’altezza del collo.
Fascino intramontabile
Tuttavia, le vecchie maglie di lana mantengono oggi un fascino incredibile, trasudano di storia e sono ambite dai ciclostorici, cioè da quegli amatori che, con abbigliamento rigorosamente d’epoca e con biciclette altrettanto rigorosamente d’epoca, partecipano alle ciclostoriche, rievocando l’indimenticato ciclismo del passato.
L’innovazione corre veloce
Oggi i capi sono appunto totalmente diversi. Nell’ambito dell’abbigliamento tecnico da ciclismo sono state introdotte le fibre sintetiche e la tecnologia anti-vento, altamente traspirante e resistente. Senza dimenticare la fibra di carbonio. Le maglie, adesso, oltre che traspiranti, sono elastiche e morbidissime. Un tempo le maglie di lana, durante le giornate di pioggia, si gonfiavano. Quelle odierne, invece sono resistenti all’acqua senza che ne venga compromessa l’elasticità. A differenza del passato, hanno la cerniera davanti e quindi possono essere aperte senza difficoltà. Ciò consente una maggiore traspirabilità d’estate e anche una maggiore comodità nell’indossare la maglia e nel toglierla.
Opere d’arte
Di più. Si può dire che le maglie di ciclismo siano diventate delle vere e proprie opere d’arte: con l’introduzione del processo di stampa digitale, infatti, è possibile disegnare particolari immagini e impostare l’accostamento dei più svariati colori.
Abbinamento vincente
Anche i pantaloncini non sono più rigorosamente neri, ma sono variopinti e richiamano spesso il “pezzo sopra”. Inoltre, con sono più di lana, bensì elastici e muniti di fondelli in gel termosaldati. Sono poi stati introdotti i body con maglia e pantaloncini non più distinti: comodissimi, sono molto usati, soprattutto nelle gare a cronometro.
Cambiano le mode, ma…
L’abbigliamento degli atleti è dunque cambiato di pari passo col ciclismo. Tuttavia, non è cambiato il fattore distintivo di questa disciplina: la fatica.