Boom outdoor

di Andrea Mallamo

Roberto Ghiretti, docente del master di Economia dello Sport all’Università di Parma, parla della nuova strategia active per il turismo sportivo, ponendo l’accento sull’importanza della comunicazione

di Chiara Milani

Scordiamoci ciò che fu. Anche in campo sportivo. Quello tsunami chiamato Covid-19 ha infatti travolto anche questa pratica. Pure a Varese. Dove però tale attività risorgerà dalle proprie ceneri, come l’Araba fenice. E risplenderà più di prima.

Ne è convinto Roberto Ghiretti, docente del master di Economia dello Sport all’Università di Parma, la sua città, e tra i protagonisti ciclo di webinar Destinazione Varese sul turismo sportivo, promosso a novembre per ripensare strumenti e strategie. Un’iniziativa voluta della Camera di Camera di commercio e in particolare dalla Varese Sport Commission per aiutare uno dei settori più colpiti dalla pandemia: “Una ripartenza ci sarà necessariamente credo che avverrà nella tardissima primavera del prossimo anno, ma restare fermi non serve a crescere, non consolida: serve per andare oltre un momento nero e tragico, che però si supera se hai preparato un futuro un po’ diverso, anche perché questa pandemia lascerà varie tracce successive, pure negli stili di vita delle persone”, ci spiega l’esperto: “Il concetto è dunque guardare vicino, ma pensare lontano. Bene fa l’ente camerale a supportare gli operatori con sussidi, ma intanto bisogna anche migliorare la capacità attrattiva del territorio, in particolare sullo sport che, come pratica motoria, diventerà uno degli asset principali di quello che sarà lo scenario futuro”.

Vento di novità

Come costruire però una nuova strategia active, per dirlo con il titolo del suo seminario? “La Varese sport commission è stata un esempio fulgido, il primo in Italia, mentre in America ce ne sono quasi 400 e la convention annuale è qualcosa di fantastico: quindi sono modelli economici molto battuti e molto ben fatti. Varese ha avuto questo coraggio. Sta però cambiando il tempo e, più che una strategia per l’attrazione di grandi eventi, che comunque continuerà perché questo tipo di iniziative illumina poi il percorso che devi intraprendere, sta nascendo l’esigenza di una strategia di destinazione per il turismo attivo: tutti hanno voglia di movimento, guardate il boom delle bici e del moto personale, quindi qualcosa sull’outdoor, che sia di destinazione, più che soltanto di evento”.

Il trend emergente

Insomma, si cerca di più il benessere, il contatto con la natura, come le vacanze estive 2020 hanno dimostrato. Un trend che pare destinato a svilupparsi anche nel mondo postpandemico. Prosegue infatti Ghiretti: “Questa tendenza diventa non soltanto uno stile di vita, ma proprio parte del proprio sistema valoriale. Ormai abbiamo dati chiari che lo confermano”. E i cambiamenti non sono finiti qui.

Da spettatori a attori

La generazione Z tende ad abbandonare la pratica tradizionale, ma si avvicina a forme diverse di sport. Una per tutti: a Parigi ci sarà la break dance e lo skate aprirà e chiuderà le olimpiadi. Dunque, bisogna dare prodotti diversi a età diverse. I giovani infatti vogliono essere attivi in modo indipendente, libero, destrutturato. E sono sempre meno coloro che vogliono soltanto vedere, mentre vogliono praticare sport muovendosi con gioia in mezzo alla natura”.

Serve un patto sociale

Anche ammettendo di predisporre sul territorio tale offerta turistica sportiva, resta però poi il problema di farla conoscere. “Serve un patto sociale tra gli operatori economici, le organizzazioni sportive e gli enti pubblici, Camera di Commercio compresa”, incalza il nostro interlocutore che, dopo una carriera di successo come dirigente sportivo nella pallavolo, si è dedicato alla gestione di strutture complesse, per esempio come direttore generale della Lega Volley: “Ne deriverà un indotto economico e sociale, ma servono competenza e consapevolezza. In un momento di crollo incondizionato delle reti sociali, lo sport rimane infatti svetta, perché emoziona e unisce… però la gente lo deve sapere”.

Il Varesotto, questo sconosciuto

Gli chiediamo allora se, prima d’iniziare a collaborare con l’ente di piazza Monte Grappa, avesse mai pensato al Varesotto come a un territorio turistico. Ci risponde sorridendo: “Con molta sincerità, no. Mi ha incuriosito questo modello che la Camera di Commercio aveva portato, una bellissima intuizione, e ho cominciato a studiarlo e mi sono reso conto, venendo anche da voi, che il vostro territorio in questo momento ha la potenzialità enorme dei sette laghi, che nessuno in Italia ha, e ha montagne che sono fruibili in tutti i modi, e un clima che in sé può essere molto interessante. Quindi, è anche in grado di destagionalizzare e ha un fiore di logistica che è sicuramente interessante”.

Punti di forza e di debolezza

Certo, alcune criticità non mancano. “C’è qualche difficoltà in più sulla parte indoor, perché è più difficile fare diventare quest’area destinazione per piscine e altri impianti coperti”. Ma sulla conclusione l’esperto non ha dubbi: “Sull’outdoor Varese invece è straordinaria”.

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