Dai campioni “autodidatti” di una volta alle attuali scuole, come si è evoluto l’apprendimento delle diverse discipline del ciclismo
In foto: La borraccia che pubblicizza il progetto Pinocchio in bicicletta (Foto Benati)
di Luigi Cazzola
Fausto Coppi, il campionissimo degli anni Quaranta e Cinquanta si avvicinò al ciclismo andando in bicicletta a fare le consegne come garzone di un salumiere. Felice Gimondi, il campione bergamasco degli anni Sessanta e Settanta, aiutava la mamma, postina del paese in cui viveva, a consegnare la corrispondenza. Tutti i grandi campioni hanno aneddoti diversi da raccontare sul modo in cui sono saliti in bicicletta per la prima volta e hanno cominciato a correre, ma tutti hanno seguito il loro istinto e, testando il loro fisico, da soli si sono scoperti scalatori, passisti o velocisti. Anche la scelta della disciplina e l’avvicinamento alle corse su strada, su pista e di ciclocross era spesso casuale e dipendeva o dalle circostanze o da chi avvicinava i ragazzi al ciclismo oppure dai luoghi dove essi vivevano.
Dal fai-da-te alle scuole di ciclismo
Oggi invece è tutto diverso. Un ragazzo non si avvicina al ciclismo alla cieca, ma comincia a conoscere questo sport per mezzo delle scuole di ciclismo che attualmente sono regolarmente approvate dal Consiglio federale della Federazione ciclistica italiana. Un ragazzo, in questi contesti, impara a conoscere il mezzo, a guidarlo in sicurezza e viene educato nel rispetto della sportività.
Tecnica da studiare
In passato si aveva la falsa idea che correre in bicicletta fosse tecnicamente semplice. Invece il ciclismo è uno sport e come tutti gli altri deve essere conosciuto anche dal punto di vista tecnico. Nel settore sono stati fatti enormi progressi, sebbene però le scuole di ciclismo non rappresentino ancora del tutto l’equivalente di quelle calcistiche e siano un po’ minoritarie rispetto a queste ultime.
Uno sport, diverse discipline da imparare
Dove si impara ad andare in bicicletta l’obiettivo principale è quello di favorire la multidisciplinarietà ciclistica, ovverosia di formare l’applicazione delle diverse discipline di questo sport, per fare acquisire dimestichezza e tecnica sui diversi tipi di bicicletta. E’ giusto che il giovanissimo conosca tutte le discipline ciclistiche e poi scelga con cognizione di causa quella che maggiormente lo appassiona, pure tenendo conto dei consigli tecnici e professionali dei maestri, i quali sono in grado di individuare quale disciplina può essere più adatta ad un singolo atleta.
Scuola e famiglia in tandem
E’ chiaro che sia necessario uno stretto collegamento tra chi insegna e le famiglie ed è necessario che queste ultime sostengano il giovane corridore nel momento dell’inizio della carriera, quando con l’avvento dell’adolescenza compare un abbandono dovuto all’età, alla mancanza della voglia di allenarsi e soprattutto all’impatto con la grande avversaria del ciclista, che è la fatica.
Gare “a ostacoli”
Un ostacolo che le scuole di ciclismo devono affrontare è quello dell’organizzazione delle cosiddette “verifiche”, che in questo caso sono rappresentate dalle gare. Promuoverne nella categoria giovanissimi è particolarmente difficile, soprattutto per il problema della sicurezza. È complicato trovare gli spazi giusti per organizzare gare per loro, soprattutto con riferimento alla specialità della strada. Tuttavia, la partecipazione alle gare è fondamentale, per un ragazzino, per riuscire a capire se la bicicletta è destinata a rimanere una dolce compagna di giochi oppure può diventare in futuro uno strumento di lavoro, qual è per i professionisti.
Pinocchio in bicicletta
Va ricordato infine che, per quanto riguarda il primo approccio dei ragazzi al ciclismo, un ruolo importante è svolto dagli istituti primari e secondari di primo grado. A questo proposito riveste una grande importanza il progetto organizzato, dal 2007, dalla Federazione Ciclistica Italiana, denominato Pinocchio in bicicletta, rivolto a tutti gli alunni delle scuole d’Italia e avente lo scopo di avvicinare i più giovani alla bicicletta con un’attenzione anche all’educazione stradale.