Tre quarti delle operazioni sono al Nord Italia. Il taglio medio è di 5 milioni. Dopo l’interesse suscitato dalla sua intervista di copertina sul numero dello scorso ottobre del nostro mensile, Anna Gervasoni, docente della Liuc di Castellanza e direttore di Aifi, ci parla in modo più approfondito del “private debt”, recente strumento alternativo al credito per le Pmi
di Anna Gervasoni
La “finanza per la crescita” è una etichetta dentro la quale oggi inseriamo gli strumenti innovativi che il mercato finanziario mette a disposizione delle imprese per finanziare i loro piani di sviluppo. Da un paio d’anni a questa parte il mondo del credito, che era rappresentato esclusivamente dalle banche, ha visto affiancarsi nuovi strumenti ed operatori. In particolare i fondi cosiddetti di private debt o fondi di debito, offrono strumenti flessibili e adattabili in base alle esigenze delle società consentendo di diversificare le fonti di approvvigionamento a titolo di capitale di debito.
Come censito dall’osservatorio lanciato da Aifi (Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt), e Deloitte, dal 2013 al primo semestre 2017 22 operatori (10 internazionali) hanno erogato finanziamenti ad imprese italiane. I fondi hanno investito complessivamente 666 milioni di euro finanziando operazioni che hanno visto anche la partecipazione di soggetti terzi, creando un effetto volano che ha portato nuovi fondi per circa 1,4 miliardi di euro. Sono stati monitorati 173 investimenti, distribuiti su varie emissioni di titoli obbligazionari, ma anche erogando direttamente credito. In alcune emissioni hanno sottoscritto “minibond” più di un fondo, e in alcuni casi tali strumenti sono stati poi oggetto di quotazione e negoziazione sul mercato chiamato ExtraMOT Pro, quello cioè dedicato ai cosiddetti minibond.
Nella geografia delle operazioni, il 75 per cento dei casi si è rilevato nel Nord Italia. Il mercato è ancora nuovo e poco conosciuto ma, a regime, può riversare sulle imprese consistenti risorse da dedicare alla crescita. Ad oggi i fondi hanno oltre un miliardo di capitali pronti per essere investiti ed il taglio medio delle operazioni è di circa 5 milioni di euro. Un grande potenziale quindi per le nostre aziende, calcolando il tessuto imprenditoriale di Varesotto e Altomilanese.