Anna Gervasoni, docente di Economia e Gestione delle imprese all’università Carlo Cattaneo di Castellanza e direttore di Aifi (Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt) decifra per noi i timidi segnali incoraggianti sul fronte delle aziende e non solo
di Anna Gervasoni
Abbiamo superato il lockdown, la ripartenza con la Fase 2 e ora siamo in estate, con l’ottimismo che il dopo sia meglio. I numeri non sono confortanti, ma ci sono alcuni segnali positivi.
Non solo chiusure
Partiamo dalle aziende. Se si guardano i dati di Unioncamere-InfoCamere, Movimprese per le imprese, è vero che nel primo trimestre dell’anno ci sono state 126.912 cessazioni di attività, ma sono meno delle 136.069 dello stesso periodo del 2019. Le nuove aperture si attestano a 96.629 rispetto alle 114.410 dei primi tre mesi dello scorso anno. Una caduta, certo, però il mondo non si è fermato, neanche a marzo.
Buone notizie dal fronte dell’innovazione
Anche dell’innovazione arriva qualche buona notizia: quest’anno, nel primo trimestre sono state avviate 11.206 startup rispetto alle 10.075 dello stesso trimestre del 2019. Di meno, ma tante. Rispetto all’ultimo trimestre dello scorso anno, poi, il segno è un +2,98%.
Il ricambio c’è
Cosa ci comunicano questi numeri? Che il ricambio c’è, che insieme a tante imprese in difficoltà, che dobbiamo aiutare, abbiamo nuove iniziative, a conferma che lo spirito imprenditoriale degli italiani non si ferma, anche nei momenti più complessi. Nuovi operatori sono riusciti, nonostante tutto, a individuare settori promettenti, attività con prospettive, a modificare il proprio paradigma imprenditoriale in grado di adattarsi e riproporsi alla luce dei cambiamenti in atto. Ma anche molti imprenditori, alla guida di tante imprese di qualità, pur con sforzi e sacrifici, stanno ripartendo e cercano di implementare i forzosi cambiamenti dei mesi passati in nuove prospettive strategiche. Non tutte le situazioni e i settori sono uguali, ma speriamo tra qualche mese di poter raccontare storie di resilienza e di successo.
La Lombardia resta il traino del Paese
La Lombardia, in particolare, resta il traino e motore del nostro Paese e i numeri, ancora una volta lo confermano. Sempre prendendo in considerazione i dati di Unioncamere, nel primo trimestre dell’anno ci sono state oltre 5mila nuove aperture di imprese artigiane, il doppio di quanto avvenuto in Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna: regioni anche loro ricche di imprese di eccellenza.
Varese, la “spedizione dei Mille” del lockdown
Nella sola provincia di Varese, nel primo trimestre dell’anno sono state 1.125 le iscrizioni di nuove imprese, perché il territorio è ricco di imprenditori che ogni giorno trovano il modo per affrontare il cambiamento. Per aiutare però le imprese a continuare a far bene il proprio mestiere, permettendogli di innovare, si deve investire in infrastrutture fisiche e digitali. Abbiamo scoperto in questi mesi quanto la rete e la velocità della rete sia fondamentale, e deve essere pervasiva su tutto il territorio.
Formazione al centro
Altro tema centrale è la formazione, essenziale per aiutare lo sviluppo di nuove professionalità al passo con la digitalizzazione e le nuove esigenze lavorative. Tutto ciò comporta investimenti pubblici e privati, saper indirizzare correttamente i flussi di capitali che possono essere messi a disposizione dal sistema. Ripartire dalla capacità produttiva e su questo far convergere le risorse finanziarie.
Cin cin agli imprenditori
È quindi agli imprenditori che voglio brindare, augurando più investimenti e meno burocrazia, perché soltanto così si creano posti di lavoro e nuove prospettive.
In foto: Anna Gervasoni