Il capitale umano resta essenziale
Anna Gervasoni, docente di Economia e gestione delle imprese alla Liuc Università Cattaneo di Castellanza, riflette sulle nuove esigenze post emergenza pandemica
“Impegno, merito e inclusione vanno messi al centro del dibattito”
di Anna Gervasoni
La creazione di valore torna al centro del dibattito economico-finanziario. Le imprese e le istituzioni devono aggiungere qualcosa al sistema, grazie al buon utilizzo dei capitali, delle competenze e delle tecnologie. In un mondo dai confini sempre più ampi e dominato da dati e connessioni sempre maggiori, non va dimenticato il capitale umano che resta centrale perché elemento discriminante del successo delle organizzazioni. Il valore è generato dai talenti. Quindi la domanda che si deve porre ogni bravo manager è come attrarli.
Le richieste dei giovani
Imprese e istituzioni devono identificare, ingaggiare e soprattutto trattenere talenti; per farlo devono attivare nuove politiche organizzative e di gestione delle risorse umane, prevedendo schemi di incentivo e crescita professionale in grado di rispondere alle richieste che arrivano dal mercato, soprattutto dai giovani. Usciti dall’esperienza pandemica e alla ricerca di nuovi equilibri tra vita privata e lavoro, questi ultimi chiedono organizzazioni meno gerarchiche che consentano un apprendimento continuo. Le nuove esigenze devono trovare risposte in un contesto mutato che deve mantenere il rigoroso rispetto delle necessità aziendali.
Alla ricerca di nuovi equilibri
Il mercato del lavoro cambia, sia sotto il profilo della domanda sia dell’offerta. Vanno trovati differenti equilibri, per esempio, tra lavoro a distanza e in presenza, che non possono prescindere dalle specificità delle mansioni o dalle esigenze di formazione sul campo: serve creare momenti di contaminazione e di interazione che necessariamente possono avvenire solo in presenza, ma si possono evitare tempi di trasferimento inutili.
Oltre la questione economica
Il dibattito è aperto e non si può generalizzare anche perché va ribadito che il lavoro non è una questione meramente economica. Rappresenta l’affermazione e la realizzazione dell’individuo, la sua capacità di partecipare e contribuire al sociale e spesso è una modalità di affermazione di sé all’interno della comunità.
Leadership da ripensare
Bisogna creare valore per trovare valore che non sia solo economico. La sfida è complicata perché implica un ripensamento dei modelli di leadership, un cambiamento degli schemi di valutazione e dei sistemi premianti. Ma senza donne e uomini capaci e motivati le imprese non performano come si vorrebbe: occorre pensare a come incidere sulla motivazione delle persone. Ad esempio, si possono ipotizzare schemi di incentivo basati sui risultati, solitamente applicati solo ai vertici aziendali, che via via si applicano a una quota più ampia della struttura. Ma non soltanto.
Il fulcro è l’elemento sociale
Vanno ripensate più incisive policy di sostenibilità, dove il fulcro è proprio quella S di ESG, l’elemento sociale, il capitale umano. Sfide nuove per chi si occupa di risorse umane, ma anche importanti temi di lavoro per tutta la filiera della formazione. Dobbiamo aiutare i giovani a crescere nella consapevolezza del valore del lavoro e spronarli a esprimere i loro talenti, valorizzando l’eterogeneità.
La sfida per l’Università
Sfide importanti a tutti i livelli, dai progetti di alternanza scuola-lavoro ai programmi delle Università. Non dimentichiamo infatti che queste ultime hanno il compito di formare la nuova classe dirigente, in un mondo cambiato profondamente. É una riflessione che deve coinvolgere le nuove generazioni e i datori di lavoro, mettendo al centro del dibattito alcuni valori fondanti della nostra società: impegno, merito e inclusione.
In foto: Anna Gervasoni