Dalla logistica al turismo, dalla formazione alla leadership, il Covid 19 ci obbligherà a trasformarci per superare la crisi e mantenere la pace, dentro e fuori le nostre nazioni. Voci di esperti da America, Africa, Asia ed Europa
di Chiara Milani
Nulla sarà più come prima. O, almeno, così sembra. Per cercare di capire in che direzione sta andando il mondo, abbiamo interpellato esperti provenienti da continenti diversi.
L’invito dagli Usa: “Trasformate le sfide in opportunità!”
Partiamo dall’America. Dove, negli Stati Uniti, abbiamo raggiunto Arrey Obenson, fondatore e amministratore delegato della società di consulenza Transformunity, specializzata in Sviluppo strategico, Advocacy, Gestione strategica degli eventi e costruzione di movimenti, come quelli I am Africa e I am Cameroon, di cui proprio lui è stato il promotore in omaggio alle sue origini. E proprio dalla saggezza africana ha preso spunto per riflettere con noi sulla fase che stiamo vivendo: “Nella mia attività, aiuto le organizzazioni a trasformare le sfide in opportunità, questo è ciò che l’Italia e il mondo devono fare”, ci spiega: “Non dobbiamo costringerci a tornare a fare le cose alla vecchia maniera, ma cercare nuovi modi di fare quelle vecchie: dall’istruzione all’ospitalità, dall’intrattenimento alla cura personale, questo è il momento di cambiare. E non importa quanto durerà questa crisi: ricordate che passerà. Il sole sorgerà in un nuovo giorno pieno di nuove opportunità. Siate pronti e abbracciate il cambiamento!”.
La lezione dell’America Latina sulle Supply Chain
Dall’altra parte del continente, in America Latina, la situazione si sta facendo sempre più difficile a causa del contagio. Il che rischia di far sì che la pandemia rappresenti la “tempesta perfetta”, con la situazione economica persino peggiore di quella sanitaria. Abbiamo quindi raggiunto Eladio Martinez, professore universitario originario del Porto Rico, che ha lavorato anche in Europa e che attualmente insegna materie inerenti la Filiera Produttiva e la Logistica all’Università tedesca paraguayana ad Asuncion: “È importante che i governi adottino politiche preventive, promuovendo lo sviluppo di industrie che generano materie prime a livello nazionale”, ci ha detto, aggiungendo: “Inoltre, è fondamentale che il governo incentivi le aziende a contare su un numero sufficiente di settimane d’inventario di ciò che necessitano, in modo da continuare a operare anche in circostanze come quelle che stiamo vivendo”. Un consiglio valido anche in Italia.
Le 3 ancore di salvezza del turismo indiano
A proposito di tematiche “calde” anche nel nostro Paese, per capire in che modo l’India stia cercando di salvare il turismo, in Asia abbiamo sentito Shine Bhaskaran, amministratore delegato di diverse realtà nel campo dell’accoglienza, degli eventi e della formazione, segretario della federazione degli hotel del popoloso stato di Kerala, che è stato preso da esempio nel mondo per aver avuto pochissime vittime a causa del Coronavirus. “Anche qui il turismo è uno dei settori più colpiti”, ci ha confermato: “Per ora è troppo presto per elaborare una strategia per il periodo post Covid-19. Ma il governo ha pianificato interventi su tre fronti: assistenza finanziaria, allo sviluppo del mercato e un vigoroso piano di marketing per il turismo”. Supporto che non guasterebbe anche qui.
Come cambia la formazione: la Danimarca insegna
A proposito poi di meeting e formazione, in Europa abbiamo chiesto lumi a Lars Hajslund, oratore ed esperto internazionale di apprendimento, che vive in Danimarca e ha lavorato per alcune delle più grandi organizzazioni al mondo sviluppando le loro strategie, performance e la loro comunicazione, oltre ad aver formato centinaia di migliaia di partecipanti ai suoi incontri in oltre 120 nazioni. “La vecchia normalità dei grandi eventi era un sacco di oratori, con interazione molto scarsa. Cercavamo i migliori speaker, i migliori contenuti da parte degli esperti… Ma oggi le persone hanno visto tutto questo online e possiamo trovare tutto in una frazione di secondo. Quindi il contenuto era scarso, ma ora è disponibile ovunque in qualsiasi momento. Ma gli umani devono mettere tutto nel contesto”. Il che, tradotto, vuol dire che le persone si chiedono: “Che cosa significa questo per me, per la nostra organizzazione? Come possiamo usarlo per migliorare? Quali sono le sfide che possiamo affrontare con queste nuove conoscenze?”, fa notare Hajslund, chiarendo: “È meglio rispondere a queste domande attraverso un dialogo con altre persone ed è qui che si trova il futuro della formazione e degli incontri. Riunire le persone per parlare, interagire e fare pratica. Ottieni le informazioni online e le inserisci in un contesto offline. Questo è anche quello che fanno oggi nelle scuole più moderne”.
Dalla Finlandia arriva il decalogo del leader
Ovviamente, per fare tutto ciò servono leader all’altezza. Sempre nella penisola scandinava, Petri Niskanen, coach, formatore internazionale, oratore e autore di due libri sulla leadership, nel 2012 ha anche ricevuto un’onorificenza dal Presidente della repubblica della Finlandia e ora ha elaborato il decalogo The stairs of leadership. Ecco, in sintesi, i dieci step da seguire: “Fare una valutazione realistica e onesta, accettare la situazione, definire gli obiettivi, come e con che tempistica si intenda raggiungerli, quindi applicare una comunicazione chiara e motivante, passare dalle parole ai fatti includendo tutti, monitorare e se necessario correggere il piano, infine rivalutare la situazione e prepararsi alla prossima sfida”, ci illustra, concludendo: “Quando si raggiunge l’obiettivo, bisogna godersi il successo la con propria squadra e poi tenere gli occhi aperti per essere pronto ad affrontare le future sorprese”.
Il monito dall’Africa: “Oggi più che mai serve una coesistenza pacifica”
Infine, ma non ultimo, in Africa abbiamo interpellato il fondatore della campagna Peace is possible: Paschal Dike. “Se da un lato è una grande sfortuna che il mondo stia vivendo una pandemia in questo momento, dall’altro i fallimenti registrati nell’affrontarla hanno mostrato chiaramente che nessuna nazione può esistere e sopravvivere da sola o isolandosi dalle altre”, ci ha risposto dalla Nigeria: “Le potenze politiche ed economiche sono state tutte messe a dura prova dalla pandemia al punto che non esiste una nazione che non abbia ricevuto una qualche forma di sostegno da un’altra. Quindi, questa pandemia è anche un campanello d’allarme per il mondo sulla necessità di una coesistenza pacifica e di serrare i ranghi per difendersi tutti assieme da questo pericolo. Non vi è dubbio, tuttavia, che alcune relazioni tra le nazioni saranno o comunque potrebbero essere tese dopo il Covid-19, minacciando così la pace che tutti noi desideriamo. Al contempo tutto ciò comporta grandi opportunità per costruirla”.