Leggere è bello ma impegnativo, guardare è più facile e gratificante. È anche più a portata di mano nelle immagini televisive o sui nuovi mezzi portatili di comunicazione. Si corre però il rischio di ingoiare tutto e di non assimilare niente
di Monsignor Claudio Livetti
Per questo prossimo Natale suggerisco una lettura continuata e meditativa dei Vangeli dell’infanzia. Può essere utile anche ai non credenti, perché la festa di Natale, purtroppo più materiale che spirituale, fa comunque parte della nostra cultura. Per chi crede in Cristo è una scelta più che motivata, perché San Gerolamo, il biblista del IV secolo, che ha tradotto dall’ebraico e dal greco al latino tutta la Sacra Bibbia affermava: “L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo”.
I Racconti relativi alla nascita di Gesù non sono i più importanti, perché la festa cristiana maggiore non è il Natale ma la Pasqua. La prima comunità cristiana si è costruita attorno all’annuncio di Cristo morto e risorto: il vertice della “Buona notizia”. Infatti i quattro Evangelisti descrivono dettagliatamente la passione, la morte e la risurrezione di Gesù. Da questo angolo prospettico, quasi subito, i primi cristiani desiderarono conoscere anche l’inizio, i discorsi, le opere di Gesù.
Soltanto due Evangelisti affrontano brevemente il periodo iniziale della vita del Maestro. Matteo su ventotto capitoli del suo Vangelo dedica solo la seconda metà del I capitolo e tutto il capitolo II. Descrive la gravidanza di Maria per opera dello Spirito Santo, la rassicurazione dell’Angelo a Giuseppe, l’arrivo dei Magi per incontrare il neonato, la fuga in Egitto, la strage degli innocenti e il ritorno a Nazareth.
Luca su ventiquattro capitoli del suo racconto evangelico dedica solo il capitolo II, descrivendo il censimento di Augusto, la nascita di Gesù nella stalla, l’annuncio degli Angeli ai pastori, la circoncisione all’ottavo giorno, la presentazione al Tempio al quarantesimo giorno, il ritrovamento del dodicenne tra i maestri del Tempio.
I vecchi monaci leggevano le Sacre Scritture giorno e notte: c’era una parola latina che esprimeva questa assiduità nel masticare e rimasticare la Parola di Dio: “ruminatio” (l’azione dei ruminanti).
Noi laici del terzo millennio possiamo accostare i Sacri Testi col suggerimento del Cardinal Martini: leggere, meditare, pregare, obbedire. Madeleine Delbrèl diceva: “Il Vangelo non è fatto per spiriti in cerca di idee. È fatto per discepoli che vogliono ubbidire”. Un mio vecchio amico mi sorprese quando mi confidò: “Una volta, quando andavo in viaggio, mettevo il Vangelo nella valigia; ora non più: lo porto nel cuore”.
Suggerisco anche la lettura di qualche libro sulla figura popolarissima di Papa Francesco. Per conoscere meglio il suo pensiero consiglio il testo più importante: “Amoris Laetitia”, che indica nuove direzioni e attenzioni alla famiglia del nostro tempo dopo i due Sinodi del 2015 e del 2016.
Può essere interessante anche riscoprire la figura carismatica di Don Lorenzo Milani, Priore di Barbiana. Si ritiene che il suo libro provocante “Lettera a una professoressa” e il Maggio caldo francese siano stati le due scintille della contestazione sessantottina.
Celebrandosi il quinto centenario della Riforma di Martin Lutero può essere utile leggere qualche libro storico, che rivisita quel momento importante nella cristianità. Da tempo la Chiesa ha abolito l’indice dei libri proibiti. Recentemente ho tratto buon profitto leggendo un commento di Lutero alla “Lettera ai Romani”. Già San Giovanni XXIII aveva richiamato ad avvicinarsi alle altre Confessioni cristiane e alle altre Religioni, con uno spirito nuovo: “Guardiamo più a quello che ci unisce che a quello che ci divide”.
Chiedo scusa per la mia deformazione professionale. Ciascuno, guardando Google o entrando in una libreria può trovare “pane per i suoi denti”.
Il mio augurio per il prossimo Natale è di trascorrere giornate serene in compagnia di qualche bel libro (stavo per dire buon libro ma l’ho evitato, perché ciò che è veramente bello è anche buono).
Mangiando meno nelle feste natalizie si fa bene al proprio fisico. Leggendo di più si fa bene al proprio spirito.