Anty Pansera, storica dell’arte milanese e coautrice del libro Athena pubblicato con la casa editrice bustocca Nomos, ricorda anche lo spirito intraprendente delle ragazze del Bauhaus femminile
“A tutte abbiamo messo in primo piano il cognome da nubile”
di Chiara Milani
S’intitola Athena il libro di Anty Pansera e Maria Teresa Chirico edito dalla casa editrice bustocca Nomos. “È la seconda cosa importante che faccio con Nomos. Sono davvero degli amici”, commenta Pansera, che presenta così il volume: “Athena, nome che richiama la dea, esce a cent’anni dalla prima Biennale internazionale di Monza. Nel ‘23, nella Villa Reale di Monza si è aperta questa prima Biennale, che proseguirà così fino al ‘27. Poi diventa Triennale e dal ‘33 viene a Milano e diventa la Triennale al Parco Sempione di Milano dove molti di noi frequentano le mostre e l’archivio”.
Un lavoro certosino
Un lavoro certosino, quello delle due autrici: “La cosa interessante è proprio che abbiamo censito con Maria Teresa Chirico tutte le donne presenti a queste Biennali e poi alle Triennali dal ‘23 al ’40. Siamo andate a spulciare tra i cataloghi, nelle riviste e poi abbiamo le abbiamo contestualizzate per quello che siamo riuscite. Abbiamo contestualizzato soprattutto la loro formazione, da dove venivano e dove è nata. E a tutte abbiamo cercato di mettere in primo piano il cognome da nubile anziché quello da sposata che allora tanto si usava”.
Tra Monza, Milano e la Germania
Pansera, critico d’arte milanese che è anche presidente dell’associazione D come Design e curatrice del Midec (Museo internazionale design ceramico) di Laveno Mombello, spiega che quelle donne furono delle pioniere. E non solo loro: “Sicuramente lo furono, come d’altro canto le ragazze del Bauhaus al femminile che ho preso in esame con il libro che è uscito due anni fa sempre per Nomos. Anzi, là forse gli anni erano ancora più particolari. Anche da noi, ovviamente. Ma Bauhaus nasce nel ‘19, dopo quella guerra che la Germania aveva perso e dove le donne durante il conflitto si erano ritrovate a occupare i posti degli uomini che ovviamente erano in combattimento. E quando la guerra è finita, tutto è finito lì… Questa scuola famosa apre dichiarando esplicitamente che erano ben accolti, che andavano benissimo, studenti sia maschi sia femmine, purché avessero certi talenti, certe caratteristiche. Poi non è andata così perché davanti al grande numero di studentesse che si sono presentate, si è creato un po’ il panico e volevano addirittura dare una sezione femminile. Per fortuna su questo non sono cascati”.
25 anni dalla parte delle donne
Ma dove hanno messo le donne? “Nel tessile, dove c’è un telaio c’è una donna che tesse, ça va sans dire, no?” risponde ironica colei che, da un quarto di secolo, si dedica a valorizzare le donne nel design.