Monsignor Claudio Livetti riflette sul ruolo delle donne da quasi un secolo fa ai giorni nostri, esprimendo qualche desiderio
di monsignor Claudio Livetti
“Vorrei che finisse l’inverno demografico”
Nel mondo patriarcale
In casa di riposo ci troviamo molti ultranovantenni a ricordare i primi anni vissuti nella prima metà del secolo scorso. Io personalmente ho un vivo ricordo della mia nonna materna, dalla quale passavo il giovedì (giorno di vacanza che rompeva la fatica scolastica). Era una donna felice della sua situazione. Non faccio fatica ad usare l’espressione “angelo del focolare” perché si usava ancora abbondantemente il camino per cucinare. Mio nonno faceva il portalettere e un po’ il contadino, limitandosi a curare un campicello e l’orto. Lei faceva tutto il resto. Andava ogni giorno a fare la spesa, perché non esisteva il frigorifero dove ammassare l’occorrente per più giorni, impastava la farina e andava a cuocere il pane al forno comunale una volta alla settimana, accudiva scrupolosamente al pollaio, perché vendendo uova fresche aveva qualche piccolo introito, foraggiava e mungeva la mucca e mi dava sempre un piccolo mestolo del latte appena munto. S’interessava della falegnameria che i due figli gestivano e domandava se i clienti avevano pagato il conto. Si sentiva una donna realizzata e serena nel suo trantran. Fu forte e coraggiosa quando le arrivò la notizia che un terzo figlio, partito per la California in cerca di fortuna, era perito in un incidente stradale, lasciando moglie e due figlie. Nonna Marietta campò fino a 85 anni. Unico disturbo la cataratta, per la quale non volle operarsi.
Nel mondo industriale
Mi riferisco agli anni della mia adolescenza, fino alla fine della guerra (1945). Entrambi i miei genitori lavorarono fino al pensionamento nella Manifattura di Ferno. Il tempo di mia madre era assorbito dal lavoro. Avendo tre uomini in casa (marito e due maschi) tutta la fatica della conduzione della casa gravava sulle sue spalle: il bucato a mano (le lavatrici erano di là da venire), lo stirare la biancheria, il cucinare, il tenere in ordine i locali in cui si viveva. Io ho un ricordo felicissimo della mamma Giuseppina che cantava da sola mentre faceva i letti, mentre stirava e preparava la tavola. Non aveva studiato psicologia ma capiva quando noi figli eravamo tristi per qualche problema oppure troppo euforici, sapeva quando poteva alzare la voce e questionare col marito oppure lasciare che i problemi si risolvessero tacendo: altrimenti non avrebbero trascorso insieme 55 anni! Essendo lavoratrice affaticata tutta la settimana, voleva che i giorni di festa fossero diversi dagli altri: con segni religiosi e gioiosi, coi vestiti della festa, con un menu diverso, con l’unione familiare aperta anche a parenti e amici. Quella vita piena, ma faticosa, di donna lavoratrice ha determinato il desiderio di dare un futuro migliore ai propri figli. Non fu senza sacrifici che portò mio fratello ad essere insegnante e me a diventare sacerdote.
Nel mondo attuale
La donna ha raggiunto traguardi una volta impensabili, anche se non ha ancora la giusta parità con gli uomini. Non voglio fare descrizioni di situazioni, ma voglio esprimere desideri. Vorrei che le donne trovassero un uomo che rispetti e completi la loro ricchezza interiore e supporti qualche loro fragilità, non abbandonandole sole, un uomo che non si senta un superuomo e non arrivi mai alla violenza o addirittura al femminicidio. Vorrei che le ragazze di oggi non si accontentassero della facile convivenza senza impegni, ma che diano uno spessore giuridico civile e, se credenti, anche religioso alla loro unione. Vorrei che le donne impegnate in campo educativo sapessero trasmettere agli alunni quella ricchezza di valori che sono consoni al loro carisma e quelle impegnate in compiti pubblici, politici o amministrativi avessero la saggezza di temperare le irruenze e faziosità maschili. Vorrei che terminasse l’inverno demografico, causato da un’ingiusta organizzazione sociale che impedisce che una donna, pur desiderosa di maternità, possa realizzare il suo sogno. Vorrei vedere in giro nella città non soltanto pensionati sfaccendati o vecchi col bastone, ma anche tante ragazze eleganti e ben vestite e soprattutto tante giovani mamme con un bambino nella carrozzina. Lasciatemi sognare!