Secondo monsignor Claudio Livetti, già prevosto di Busto Arsizio, un’eventuale eclisse dell’autorità familiare, scolastica e religiosa farebbe sprofondare la società in un baratro.
Papà e figlio stanno facendo una passeggiata in montagna. Il padre raccomanda: ”Sta” bene attento dove metti i piedi”. Il figlio: ”Sta’ attento tu, perché io metterò i miei sulle orme dei tuoi”. Il ragazzo ha dato una saggia risposta. Un genitore, babbo o mamma, debbono sempre camminare in modo che i propri figli li possano seguire in sicurezza. In una società prevalentemente agricola il padre insegnava al figlio l’arte (merita davvero questo nome) di coltivare e rendere feconda la terra; anche nel mondo degli artigiani il padre trasmetteva al figlio i segreti che rendevano la propria bottega speciale e migliore della concorrenza. La civiltà industriale ha rotto questo trapasso di nozioni, perché ogni figlio e figlia sceglie il proprio curriculum di studi, la professione quasi sempre diversa da quella di famiglia, e anche la propria abitazione. Non deve eclissarsi però la serie dei valori tradizionali che un figlio dovrebbe imparare dai genitori: la cortesia, il rispetto delle regole, la sincerità e l’onestà. Spesse volte i responsabili di carceri minorili o comunità di ricupero dopo qualche devianza affermano che chi arriva a questi estremi, più che colpevole, è vittima di una carenza di figure di riferimento nella propria famiglia.
La guida educativa
Mi ha sempre colpito il detto proverbiale: ”Chi apre una scuola chiude una prigione”. L’agenzia educativa più importante dopo la famiglia è la scuola. Dovrebbe essere una Scuola con la S maiuscola, con insegnanti amanti del sapere che sanno coinvolgere gli studenti nell’amore al sapere, non venditori di nozioni, ma veri educatori alla vita, con le doti di autorevolezza ed amorevolezza che Don Bosco suggeriva ai suoi collaboratori. Dobbiamo stimare questi “signori insegnanti” perché tutti noi abbiamo dei segni positivi che hanno contraddistinto la nostra vita proprio per aver avuto dei buoni insegnanti. Vogliamo che essi abbiano retribuzioni adeguate e non umilianti e che siano oggetto di rispetto come persone che svolgono un importante servizio alla società. Un tempo erano una casta superiore e insindacabile e talvolta esorbitavano dai loro poteri. Attualmente, invece, molti insegnanti non sono rispettati dagli alunni, difficilmente riescono a frenare bullismi e scorrettezze. Inauditi gli episodi venuti alla cronaca di insegnanti percossi da alunni o da genitori troppo protettivi, che difendono i figli da un giusto rimprovero o da una meritata bocciatura. Estendo il discorso anche ai gruppi sportivi seri, dove gli allenatori/educatori hanno la stessa valenza della Scuola.
La guida religiosa
Nel cammino religioso non esistono autodidatti. Giosuè ha imparato l’arte della guida da Mosè; Eliseo ha esercitato il profetismo ereditato da Elia; i dodici Apostoli, accuratamente scelti nel più numeroso gruppo dei discepoli, hanno avuto tre anni di guida da Gesù. Anche Paolo, chiamato clamorosamente, è stato istruito dai cristiani di Damasco e ha trascorso tre anni nel deserto ad approfondire e a meditare il messaggio cristiano, prima di iniziare i suoi viaggi. Una volta Gesù, commosso dalla folla che lo seguiva, disse: ”Ho compassione di loro, perché mi sembrano come pecore senza pastore”. Per questo, prima di lasciare questa terra si rivolse a Pietro con le parole: ”Pasci le mie pecore”. Non si deve sottovalutare l’aggettivo possessivo “mie”: Pietro non deve illudersi di avere un suo gregge da pascolare, ma deve sempre pensare di essere pastore supplente del vero pastore del gregge: Gesù. La comunità fondata da Gesù ha il Papa, successore di Pietro, come pastore della Chiesa Universale, i Vescovi, successori degli Apostoli, come pastori delle Chiese Particolari e i Parroci, incaricati dai Vescovi per pascere le Chiese Locali. I pastori hanno il compito di ricordare i principi evangelici e dare suggerimenti e direttive per la loro esecuzione. Non è facile oggi essere pastori, in una società ”liquida” come l’ha definita Baumann e in un contesto di secolarizzazione, in cui valgono le parole del Maestro: ”Vi mando come agnelli tra i lupi!”. I pastori “supplenti” devono, nonostante le difficoltà, indicare la via giusta.