L’Uva e il Vino
Alcuni anni fa lessi su un giornale la rubrica “Lettere al direttore”. Eravamo nel periodo del femminismo imperante e tutti gli uomini cominciavano a chiedersi se il loro modo di trattare le donne fosse corretto o peccasse di maschilismo. Se si fosse al passo coi tempi di cambiamento e rivoluzione e allineati negli atteggiamenti verso l’altro sesso etc. Allora leggo la lettera ad un giornale di un giovane che confida al direttore di considerarsi un uomo gentile, non arrogante per niente volgare e assolutamente non violento, che nutre nei confronti della donna stima e considerazione etc. etc., insomma un uomo quasi femminista. Dice di avere molte amiche femmine con le quali esce e di essere sempre disponibile, generoso e divertente. In particolare con una di esse di cui si e’ invaghito. Ebbene, una sera trova il coraggio di esprimerle i sentimenti che prova…ma lei invece di apprezzarli le dice “sei un uomo speciale ma non ti potrei mai amare”! Io ho aspettato qualche anno prima di scrivere questo brano perché mi sembrava “Teorema due” la vendetta. Ma poi ho pensato che era giusto cambiare angolatura per offrire una visione diversa ma sempre attinente al tentativo di mettere in luce le contraddizioni insite in ognuno di noi. Il politically correct non sempre è in sintonia con i nostri comportamenti. È proprio vero che abbiamo mente e pensiero proiettati nel futuro ma cuore e sentimenti nel medioevo.
Le Parole
Spesso per descrivere il nostro sentire, i nostri stati d’animo, usiamo parole che fanno fatica, che arrancano in salita ma che non raggiungono lo scopo e più si gonfiano più diventano goffe, retoriche, ridicole. Quando basta uno sguardo, un sospiro con la sua carica di incognite inespresse a farci intendere e capire più di qualsiasi parola.
Attimi
Si dice che diamo il meglio di noi stessi ad uno sconosciuto. Che abbandoniamo le difese raccontando tutto di noi a chi incontriamo la prima volta.
Ci lasciamo guidare dall’istinto e ci fidiamo. Come se la voglia di aprirsi fosse più forte della prudenza.
Perché quello che siamo è quello che riusciamo a dare.
Via Padova
Uno sguardo-ricordo agli anni 80. Forse il periodo più bello, più carico di aspettative della mia generazione. E poi che dire se in quegli anni ho conosciuto la mia compagna Caterina che in un solo colpo ha spazzato via l’inconsistenza dei miei rapporti precedenti!?
La 500 e l’Astronave
Non c’è niente da fare il maschio e la femmina sono fatti per combaciare ecco perché siamo così diversi. Per fortuna!! Spero che le donne continuino a fare le donne ma imparino a capire gli uomini e gli uomini a fare gli uomini cercando di comprendere le donne. Ecco la vera rivoluzione! La mia canzone contro la violenza sulle donne.
Lombardia
No so quante canzoni parlano della mia terra, in ogni caso questa è la mia Lombardia. Sono nato a Como e fino a otto anni ho vissuto in un paese della Val D’Intelvi.
Poi la Milano degli anni 50 ci ha visti arrivare come tanti in cerca di un futuro migliore. Milano non ci ha chiesto passaporti, colore della pelle, a quale religione appartenevamo, le idee politiche o quant’altro. Bastava avere voglia di lavorare.
Qui non esisteva il campanilismo provinciale di altre città.
Sì certo non aveva i boschi e le colline dove ero abituato a vivere e giocare e se guardavo fuori dalla finestra vedevo una grande strada, auto che sfrecciavano, e i cartelloni delle reclame dell’epoca…Brill, Flit.
Milano non aveva niente di attraente come invece lo è ora, ma respiravo aria di libertà e anticonformismo. E poi le cantine dove suonare i primi accordi di chitarra con altri ragazzi come me, presi dalla frenesia della musica del tempo. Certo, Milano non è sgargiante, non si mette in mostra è un po’ come le sue ragazze poco appariscenti ma che il sonno san portarti via…questa è Lombardia. È triste vedere la mia terra ferita come in questi giorni e pensare che non se lo merita perché è sempre stata generosa con tutti e lo sarà ancora quando questi giorni di paura passeranno. Ora guardo fuori dalla mia finestra la primavera che risveglia gli alberi e non posso fare a meno di pensare che prima o poi l’inverno che ci ha chiusi in casa lascerà la sua presa. Dedico questo brano a chi sa sentire e capire. È uno stato d’animo intimo.
Sai che cosa c’è
Una goccia che rincorre un’altra goccia, poi un’altra ancora e via di seguito finche’ ti accorgi che stai creando un fiume di esternazioni. Il bisogno di creare attorno un clima di rilassato piacere, di riuscire a staccarsi dalla quotidianità. Di dare il peso giusto alle cose, perché ci sono cose importanti e altre meno, che possono aspettare. Ecco cosa intendevo dire con l’incipit di questa canzone ma poi mi sono lasciato prendere la mano e il risultato e’ questo. un brano di ben otto minuti!!
Siamo
Questa canzone l’ho scritta dopo essere tornato da un viaggio nei paesi scandinavi.
Tutto bello, moderno pulito, socialmente corretto e auspicabile, insomma un bel posto dove vivere…solo che dopo qualche giorno ti rendi conto che ti manca qualcosa ma non sai cos’è. Poi camminando per strada ti accorgi che quello che manca sono gli sguardi delle persone che incontri. Nessuno si guarda negli occhi, tutti scivolano via come se fossero zombies persi in mondi lontani. Noi siamo abituati a guardarci mentre ci sfioriamo, perché è una forma di comunicazione, è indice di apertura verso il prossimo, o semplicemente di curiosità, che è sempre una carezza che riceviamo invece dello schiaffo dell’indifferenza. Improvvisamente ti senti solo, ti rendi conto di essere in una società che considera l’attenzione verso l’altro come una ingerenza nella vita altrui, una violazione della privacy. Anche sull’aereo di andata e ritorno nessuno parlava, silenzio totale. La mancanza di comunicazione la chiamano rispetto. Certo da noi il rispetto qualche volta devi conquistartelo ma lì francamente si esagera in freddezza. Appena ritorni in Italia ti senti rivivere e soprattutto quel senso di profonda solitudine si riempie di voci, di sguardi e di allegria che ti eri scordato di vivere.
Pane
La constatazione che se sei fortunato nasci dalla parte giusta del mondo dove hai la possibilità di realizzarti e di vivere una vita civilmente “umana”. Se nasci dalla parte sbagliata sei condannato alla fame, alla sete, a vivere una vita di stenti. Quando sento l’arroganza di certe persone che si credono superiori perché sono nate qua, vorrei ricordare loro che è tutta pura casualità.
Musica dentro
Un ringraziamento ai miei genitori, Adelina e Gaetano che mi hanno sempre incoraggiato a seguire le mie inclinazioni e nonostante tutto a credere in me e a tenere duro.
Voglio dirti
Volere che tutto rimanga uguale, fissato nel tempo, cristallizzato come un quadro alla parete che rappresenta un paesaggio immutabile. Iris che emanano lo stesso profumo di vita. Una fotografia che non ingiallisce mai. Una canzone di profondo amore scritta in un momento di sofferenza.
Solamente uniti siamo
Si dice sempre donne e buoi dei paesi tuoi. Eppure conosco coppie che nonostante la diversità riescono a costruire ottimi rapporti che scansano il tempo, a dimostrazione che l’amore non ha barriere ne confini.