Cantare il tempo

Da Teorema a L’uva e il vino la canzone nella metafora della vita. Intervista a Marco Ferradini

di Redazione VM

Marco Ferradini si racconta: dalle cantine di Milano all’esordio a Sanremo con “Quando Teresa verrà”, fino al successo di “Teorema” con Herbert Pagani. Nel suo ultimo album “L’uva e il vino”, un ritorno alle origini con suoni autentici, esplora amore, amicizia e vita, collaborando con la figlia Marta. Una metafora musicale che intreccia esperienze e maturazione, tra radici e modernità. Scopri l’evoluzione di un cantautore genuino e il fascino di un disco che canta il tempo e le sue sfumature! 

Parliamo delle tue origini, esperienze musicali iniziali, e il tuo esordio a Sanremo.

Milano è stata cruciale per la mia crescita musicale, dove ho iniziato a suonare nelle cantine. Ho lavorato come corista e turnista, imparando molto in sala d’incisione. Il mio esordio a Sanremo con “Quando Teresa verrà” nel 1978 è stato un grande momento che mi ha dato il coraggio di continuare.

Quali collaborazioni e canzoni hanno segnato la tua carriera?

La collaborazione con Herbert Pagani ha avuto un grande impatto, specialmente con “Teorema“, un punto di svolta. “Lupo solitario dj” è diventato un cult, il suo successo è stato incredibile. Scegliere temi personali come ecologia e spiritualità mi ha permesso di esprimere me stesso attraverso la musica.

Come vedi l’autenticità nella tua musica e cosa rappresenta il tuo ultimo album?

 “L’uva e il Vino” è un ritorno alle radici, ma con uno sguardo moderno. È un album che parla d’amore, amicizia e società, ed è stato un piacere collaborare con mia figlia Marta. Ogni brano è suonato da veri musicisti, cosa che per me è fondamentale per mantenere l’anima della musica.

Spiega in altro modo questo “ritorno alle origini”?

“L’Uva e il Vino” rappresenta la metafora della vita: l’uva è il frutto della terra, il vino il risultato della trasformazione, simboleggiando così esperienze, tempo e maturazione. Questa canzone esplora temi di amore, amicizia e riflessioni sociali, con un sound che ricorda i grandi cantautori americani.

Come sei passato da “Teorema” a “L’uva e il Vino” nella tua evoluzione come cantautore?

Da “Teorema” a “L’uva e il Vino”, ho evoluto il mio stile, spostandomi da tematiche ecologiste e sociali a una riflessione più intima sulla vita e le relazioni. Ho mantenuto sempre l’autenticità, collaborando con musicisti veri per un suono genuino.

Il concept del nuovo album?

È la narrazione musicale della vita stessa, dove l’uva rappresenta le esperienze iniziali e il vino la saggezza e la complessità che si acquisiscono con il tempo. Ogni brano è un capitolo di questo viaggio, che invita l’ascoltatore a riflettere, a sperare e a celebrare la vita in tutte le sue sfumature.

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