L’hashtag col suo nome – #AhooDaryaei – è diventato virale sui social, così come gli elogi per la sua protesta in biancheria intima e l’angoscia per ciò che possa esserle capitato in seguito.
La protesta in biancheria intima
Il caso della studentessa iraniana arrestata a inizio novembre per essersi spogliata dei vestiti rimanendo in biancheria intima nel cortile del dipartimento di Scienza e Ricerca dell’università Azad di Teheran è l’ultima, eclatante manifestazione contro l’obbligo del velo. Pare infatti che all’inizio la ragazza fosse stata sgridata dalla sicurezza universitaria per non aver indossato l’hijab in modo consono.
Il ricordo di Mahsa Amini
Due anni fa a risuonare fu il nome di Mahsa Amini, arrestata per non aver indossato correttamente il velo e poi morta per colpa delle percosse della polizia. La sua tragica fine provocò un’ondata di proteste in tutto l‘Iran. Tanto da far nascere il movimento Donna, Vita, Libertà. Ora, la paura è che la stessa sorte tocchi anche alla ragazza con gli slip a righe e il reggiseno lilla, il cui video rimbalza da un account all’altro sui social come simbolo di coraggio.
Nuovo simbolo di lotta per la libertà
Caricata a forza su un’auto, sarebbe stata portata in un ospedale psichiatrico. “Una tattica del regime per delegittimare le manifestanti etichettandole come mentalmente instabili”, denuncia online l’opinione pubblica del suo Paese. Per cui la ragazza è già diventata il nuovo simbolo della lotta delle donne iraniane per la libertà.
Appelli… in punta di matita
Intanto, si moltiplicano gli appelli per la sua liberazione. E anche i disegni in suo onore. Come quello del cartoonist bustocco Tiziano Riverso, che abbiamo scelto come immagine-simbolo. Senza parole.
Nel ricordo di Mahsa però questa volta tutto il mondo guarda a Teheran. “Monitorerò attentamente la situazione, compresa la risposta delle autorità”, ha ammonito su X la relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani in Iran, Maio Sato, mentre si moltiplicano sui social gli omaggi al “coraggio eroico” della donna, insieme ad appelli, hashtag e disegni: una ragazza con gli slip a righe e il reggiseno lilla è già diventata il nuovo simbolo della lotta delle donne iraniane per la libertà.
video è diventato virale, l’angoscia per la sorte della ragazza anche.
Una studentessa iraniana è stata arrestata sabato dopo che, per protestare contro l’obbligo del velo, si è.
Da allora di lei non si sa più nulla, e il timore è che possa subire da parte della polizia la stessa violenza che
Secondo fonti studentesche citate da Iran International, anche la studentessa di Teheran (identificata da alcuni come Ahoo Daryaei) era stata inizialmente redarguita dalla sicurezza universitaria per aver indossato l’hijab in modo inappropriato. Come gesto di protesta, la ragazza si è tolta i vestiti, restando in mutandine e reggiseno, le braccia conserte e i capelli sciolti. Nel video la si vede così, prima seduta nel cortile tra studenti increduli o con i telefonini in mano.
Poi la giovane si allontana per strada a piedi, sempre senza vestiti, prima di essere affiancata da un’auto da dove escono degli uomini che la caricano a forza per portarla via. Amnesty International, chiedendone l’immediato rilascio, ha evocato “accuse di percosse e violenza sessuale contro di lei durante l’arresto” e sollecitato “indagini indipendenti e imparziali”.
Iran International riferisce che, secondo una nota newsletter di studenti su Telegram, la ragazza è stata trasferita in un ospedale psichiatrico su ordine dell’intelligence dei Guardiani della Rivoluzione, circostanza confermata dal giornale Farhikhtegan, vicino all’Università di Azad, e dal direttore delle relazioni pubbliche dell’ateneo, Amir Mahjoub, secondo cui la studentessa soffre di un “grave disagio psicologico”. I media statali hanno diffuso un video in cui un uomo, che si presenta come il marito, sostiene che la donna è madre di due figli e soffre di problemi di salute mentale.
Tuttavia – si legge ancora sul sito in inglese e persiano con sede a Londra – l’opinione pubblica iraniana denuncia online quella che viene definita una tattica del regime per delegittimare le manifestanti etichettandole come mentalmente instabili.
Nel ricordo di Mahsa però questa volta tutto il mondo guarda a Teheran. “Monitorerò attentamente la situazione, compresa la risposta delle autorità”, ha ammonito su X la relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani in Iran, Maio Sato, mentre si moltiplicano sui social gli omaggi al “coraggio eroico” della donna, insieme ad appelli, hashtag e disegni: una ragazza con gli slip a righe e il reggiseno lilla è già diventata il nuovo simbolo della lotta delle donne iraniane per la libertà.