Non solo divertimento: Luca Borsa, game designer bustocco presidente dell’Associazione degli autori di giochi Saz Italia, ci spiega perché dal pancione della mamma all’azienda l’attività ludica regali lezioni fondamentali
“Game board? In Germania le basi perché sia prodotto culturale”
di Luca Borsa
Tantissime sono le citazioni dotte e autorevoli sul gioco dalla famosissima frase di Bernard Shaw, L’uomo non smette di giocare perché invecchia ma invecchia perché smette di giocare, a quella di Eraclito, L’uomo è più vicino a se stesso quando raggiunge la serietà di un bambino intento nel gioco: questo ci fa capire che, a discapito di quanto molti adulti pensino, il gioco non è solo per bambini e tanto meno è soltanto svago e divertimento. Il gioco e talmente innato in noi che è la prima attività che facciamo ancora prima di nascere: infatti, giochiamo con il cordone ombelicale e poi da bambini impariamo e ci rapportiamo al mondo solo attraverso il canale ludico… poi sembra che tutto svanisca, entriamo nella scuola e piano piano impariamo a smettere di giocare.
Oltre la socializzazione
La parola gioco copre uno spettro molto ampio di attività. Il mio campo è il gioco da tavolo che, a discapito di quanto si creda, non è solo socializzazione e divertimento, ma molto molto di più, e il suo uso in campo educativo, scolastico e formativo è sempre più presente e apprezzato.
In Germania, ad esempio, si stanno gettando le basi perché il gioco da tavolo sia riconosciuto come prodotto culturale come i libri: se così fosse, la riduzione dell’Iva comporterebbe un allargamento del mercato.
Educativo di per sé
Come scrivevo, i board game sono uno strumento potente già dalla prima infanzia. L’uso di giochi strutturati e con regole sono perfetti per raggiungere obbiettivi pedagogici in età prescolare. Purtroppo c’è molta confusione: spesso i genitori o i nonni comprano scatole solo perché è riportato il termine educativo, mentre un buon gioco – e non una semplice attività a volte noiosa, come spesso sono i giochi cosiddetti educativi – è educativo di per sé e se riesce a far divertire anche gli adulti diventa ancora più formativo.
La didattica di Raina
C’è ormai tanta letteratura e un grosso movimento intorno alla didattica ludica e sul gioco da tavolo come strumento fondamentale. Luca Raina, docente di lettere nella scuola secondaria di primo grado all’istituto Statale Toscanini di Casorate Sempione, formatore e autore, al suo attivo numerosi libri, l’ultimo dei quali La didattica in gioco. Potenziare l’apprendimento con i giochi da tavolo, edito da Sanoma rafforza l’idea di quanto sia attuale e efficace il gioco. Raina in questo libro esplora un nuovo approccio didattico che prevede l’uso di giochi da tavolo nella programmazione e nelle attività in classe.
Aziende in gioco
Anche il mondo “serioso” del lavoro si è accorto che la formazione, sia quella per potenziare le cosiddette soft skills sia anche quella mirata alla risoluzione di problemi aziendali, può passare attraverso il gioco da tavolo.
Con Marco Saponaro, ingegnere e facilitatore, abbiamo tradotto in un libro “Aziende in gioco – progettare workshop con i giochi da tavolo edito da Unicopli, l’esperienza dell’uso del gioco da tavolo nelle aziende portando le nostre fattive esperienze, senza limitarci alla teoria fine a se stessa, ma raccontando passo a passo come utilizzare in aula i giochi da tavolo per ottenere specifici risultati.
Game science
Non ultime le università si stanno interessando al gioco e sempre più atenei dai Politecnici di Milano e Torino, alla Università di Genova che ha un centro di ricerca sul gioco, quella di Modena e Reggio Emilia che aderisce al Game Science Research Center un centro di ricerca inter-universitario che mira a promuovere, supportare e diffondere la ricerca nel campo della Game Science (scienza dei giochi) e non ultima la Liuc Università Cattaneo di Castellanza, dove alcuni docenti utilizzano i cosiddetti Serious Game.