E’ in pieno centro città, sotto gli occhi di tutti. Ma chissà quanti non immaginano che cosa avvenga dietro il portone del liceo classico-linguistico Crespi di Busto Arsizio, che è un punto di riferimento provinciale, regionale e nazionale. Merito di un grande lavoro di squadra, guidato da una dirigente che fa il suo lavoro con molto trasporto
di Chiara Milani
Secondo la Fondazione Agnelli è il miglior liceo classico d’Italia. Ma il Crespi di Busto Arsizio è persino di più di un ottimo istituto scolastico. Basti pensare infatti che, in quanto polo regionale per gli esami di Stato, questa realtà è stata incaricata di formare proprio a febbraio 800 dirigenti e docenti, gestendo – in condivisione con l’ufficio scolastico regionale – una due-giorni in calendario il 6 e il 7 al Vittorio Veneto a Milano. Del resto, è sufficiente parlare con la dirigente scolastica, Cristina Boracchi, per rendersi conto, dalla velocità delle sue parole, che non ha un secondo da perdere, anche se dorme 5 ore a notte. Ma andiamo con ordine per scoprire una delle eccellenze formative del territorio.
“Snodi ordinamentali lineari”
Sarà che, essendo nell’ex Manchester d’Italia, a Busto Arsizio conoscono bene il concetto di filiera, ma la creazione di snodi lineari, concordati e progressivi tra i diversi ordinamenti scolastici è uno dei fiori sbocciati tra le ciminiere dismesse. “Il Crespi ha due ruoli istituzionali: innanzitutto è sede di ambito 35, cioè coordina dentro le autonomie di ogni singolo istituto quello che è il lavoro di 64 scuole”, spiega Boracchi: “Questo ruolo l’ha portata a condividere una serie di esperienze, tra le quali le profilature in uscita, ovvero i livelli e contenuti imprescindibili per andare fuori dal primo ciclo (la vecchia terza media, ndr) in modo da farle collimare con quelle in entrata nei licei, i tecnici e i professionali. Ciò in parallelo con un’altra rete, che si è costituita nella provincia, che lavorava solo sui tecnici e professionali. Questo lavoro è continuato in uscita dal secondo ciclo, anche andando dentro il singolo ordinamento. Tutto questo perché avevamo bisogno di creare una logica di filiera di istruzione e formazione che portasse al successo formativo i singoli studenti, ma impegnasse anche le scuole ad arrivare a certi livelli, per una qualità del sistema scolastico provinciale, fermo restando le singole autonomie degli istituti”.
Un sistema per aiutare le famiglie
Insomma, un’azione di sistema. Aiutata dal fatto che, tramite la reggenza dell’istituto comprensivo Crespi, Boracchi ha una visione d’insieme degli alunni, dalla sezione primavera, in cui portano ancora il pannolino, alla vecchia maturità, quando possono votare. Ne sono scaturiti anche accordi a livello di città su come orientare gli studenti. Così le famiglie ricevono, competenza per competenza, i livelli dei figli, per capire il perché venga consigliato un percorso di studi piuttosto che un altro.
Polo nazionale delle indicazioni
Di qui, in coerenza con la certificazione delle competenze, il ruolo di riferimento regionale per il nuovo esame di Stato. “Contemporaneamente questo lavoro si lega con altro ruolo istituto Crespi, che è polo nazionale delle indicazioni, ossia le linee guida diramate dal ministero su novità forti del secondo ciclo, che ho il compito di sviluppare tramite tre seminari nazionali nel Nord Italia”. Ogni regione sceglie un taglio interpretativo. Nel frattempo ciascuno potrà assistere al lavoro degli altri, via web, anche con il resto d’Italia perché abbiamo deciso di linkarci pure con le altre due scuole polo nazionale, con sede a Roma e a Catania. “E’ un lavoro molto coinvolgente”, commenta la dirigente: “Tutte queste fasi iniziali di fatica, che hanno visto impegnati per anni 300-400 docenti, adesso giungono a un livello di visibilità grande. Il materiale arriverà anche a Roma tramite gli insegnanti designati per le 11 commissioni istituite dal Miur per una rilettura della Scuola italiana”.
“In provincia serve successo formativo”
Quindi, la considerazione: “Quello che conta è il successo formativo. Abbiamo bisogno di una provincia che assicuri un percorso lineare e progressivo che porti gli studenti a esprimere il meglio di sé, che poi è la vera eccellenza, indirizzando fin dalla terza media gli alunni al mercato del lavoro, come prospettiva ultima, e aiutando il territorio a recepire tutto ciò sul piano delle opportunità d’impiego. Questo serve ad aiutare i ragazzi a diventare cittadini, che sono davvero tali se sanno che cosa vogliono, conoscono i propri diritti e doveri e hanno un lavoro”. Non a caso – dal tavolo interistituzionale della Camera di commercio con i due ambiti e l’ufficio scolastico provinciale, la Provincia e gli enti universitari – è nato il Salone dei mestieri e delle professioni. Un modo per orientare e rispondere al fabbisogno, che al momento riguarda per esempio il settore tecnico e quello informatico, anche se a un certo punto ci sarà la saturazione, oltre al campo socio-sanitario e la specializzazione medica”.
Una scuola d’amministrazione
Infine, ma non utimo, il liceo Crespi è sede del Cpl, Centro di promozione della legalità. “Il nostro scopo sostenere tutte le azione di contrasto alla criminalità organizzata, alle mafie e all’illecito amministrativo”, spiega Boracchi: “Questo coinvolge a livello provinciale 90 istituti e molti enti universitari. Noi abbiamo promosso una piccola rete di esperienza innovativa di bilancio partecipativo nelle scuole, con il Curie di Tradate e il Candiani Bausch di Busto Arsizio”. Massimo 10 studenti per scuola si formeranno e agiranno con un proprio budget per capitalizzare un piccolo gruzzolo in una dimensione di restituzione sociale”. Insomma, una scuola d’amministrazione. “E’ un investimento a lungo termine”, conclude la dirigente: “Ma se riusciremo a formare trenta studenti con tale logica, penso che faremo qualcosa che cambierà davvero il contesto territoriale”.
Foto: Cristina Boracchi, dirigente del liceo classico-linguistico Crespi a Busto Arsizio