Le nostre preferenze sono alla mercé di (quasi) tutti. In alcuni casi, è un bene. In altri, decisamente meno. L’importante, però, è averne consapevolezza. E cercare di capire in che modo la raccolta d’informazioni in corso sta cambiando il mondo. Pure a casa nostra
Stavolta abbiamo dato i numeri. Ci verrà concesso il gioco di parole per presentarvi il numero di ottobre 2023 del nostro mensile, che vuole indagare su come, con l’avvento del digitale, tutta la nostra società stia cambiando. Ponendo l’accento sul fatto che, a guidarla, siano i dati. Il vero “oro del 21esimo secolo”, come recita uno dei nostri articoli. Già. Ma quanto ne siamo consapevoli? Come restare in bilico sulla sottilissima linea che separa l’innovazione dal rispetto della privacy? E quale sarà il nostro domani?
Tra difesa della privacy e smania di far sapere
Sfide importanti, di cui spesso – tra un click, un cookie e un “accetto” – non ci rendiamo conto. Troppo di corsa per fermarci a riflettere. Tanto da dare il consenso per tracciare le nostre preferenze (e, più in generale le nostre vite) senza neanche rendercene conto. Tanto da pubblicare ogni informazione – e ogni immagine – che riguarda noi, i nostri amici e famigliari dappertutto. Salvo poi rifiutarci di firmare la liberatoria per la pubblicazione del volto dei nostri bambini, che noi però abbiamo postato su qualsiasi social, in situazioni ben più imbarazzanti della foto di classe, la gita o lo spettacolo per i quali neghiamo il consenso. Mentre i motori di ricerca sanno perfettamente quanti anni hanno i nostri figli, quali sono i loro personaggi preferiti, che taglia portano e via dicendo.
Vite “tracciate” a 360°
In questo equilibrio precario, l’impresa, la scienza, le arti… tutto cambia seguendo i dati delle nostre vite “tracciate”. Inutile far finta che non sia così. Meglio riconoscere il fenomeno e guardarci dentro. Come abbiamo cercato di fare in questo numero di VareseMese. Potremmo anche guadagnarci. Come ha fatto il nostro uomo di copertina.