A che cosa pensi quando leggi la parola “cultura”? Com’è nel nostro stile, noi a settembre l’abbiamo analizzata in tanti contesti differenti. Tutti da scoprire!
C’è quella letteraria, musicale, artistica, storica, filosofica. Ma anche quella tecnologica e scientifica, in tutte le sue branche. E poi contadina, urbana, industriale. Scritta e orale. Primitiva o evoluta. D’élite oppure di massa. Antica, così come moderna e contemporanea. E potremmo continuare ben oltre… Insomma, analizzando tutte le molteplici sfaccettature della parola “cultura” avremmo potuto scrivere un libro. Per il numero di settembre di VareseMese, abbiamo così cercato le sue declinazioni più attuali. Affidandoci, come sempre, ai nostri esperti opinionisti e ai nostri intervistati di alto profilo.
Una scelta, non una svista
Così, sfogliando questa rivista troverete tanti titoli con la parola “cultura”: no, non è una svista. E’ una scelta, fatta per rimarcare come essa debba essere la base in ogni settore. Che sia economico/finanziario, artistico/culturale, informatico anziché alimentare, relativo alla flora piuttosto che alla fauna, sportivo o solidale. Tanto più nel mese che da sempre contraddistingue il ritorno a scuola e al lavoro.
Dalla bocciatura al successo internazionale
Come emblema del nuovo ciclo che dobbiamo disegnare, attingendo dal nostro patrimonio di conoscenze, abbiamo scelto un artista varesino chiamato in tutto il mondo a proporre il progetto di recupero del classicismo nel contemporaneo: Andrea Ravo Mattoni. Forse non tutti sanno che era partito da una bocciatura all’Artistico di Varese, oltre che dal dipingere graffiti lungo la ferrovia. Ma non si è arreso e così, anziché finire su un binario morto, ha staccato il biglietto per la fama internazionale. Quale auspicio migliore potrebbe esserci per studenti, lavoratori, imprenditori e un intero territorio ai nastri di (ri)partenza, con alle spalle un anno e mezzo da dimenticare e davanti un grande punto interrogativo?