Scrigno del Passato

Un viaggio tra 65.000 oggetti vintage, dalle cartoline alle macchine utensili, nelle ex scuderie di Piero Puricelli a Bodio Lomnago, guidati dalla passione di Liborio Rinaldi per la memoria storica. di Massimo Andriolo

di Redazione VM

Intervista a Liborio Rinaldi  

Buongiorno, Liborio. Ci troviamo qui al Museo Appenzeller di Bodio Lomnago. Ci racconti un po’ di te e di come è nata questa avventura?
Buongiorno! Beh, sono un ingegnere di formazione, ho servito come capitano dei carristi – “servire la Patria”, come si diceva una volta – e poi ho lavorato per quattordici anni in IBM. Dopo quell’esperienza ho fondato una ditta che oggi è leader nell’informatica sanitaria, ora gestita da mio figlio. Ma la mia vera passione, quella che mi occupa a tempo pieno, è questo museo. È iniziato nel 2009 come un “album di famiglia” e col tempo si è trasformato in qualcosa di molto più grande. 

 

 

Il nome “Appenzeller” è curioso per un museo a Bodio Lomnago. Come mai questa scelta?
Appenzello è il cantone svizzero-tedesco dove è nata mia nonna paterna. Da lei ho ereditato quella precisione e costanza tipicamente svizzere, fondamentali per gestire un museo. Ma c’è anche un lato più caldo, quello dell’accoglienza e dell’ascolto dei visitatori, che mi viene dalla nonna materna siciliana. È un mix che funziona!  

 

 

Entrando qui, si percepisce subito la ricchezza di oggetti. Cosa possono aspettarsi i visitatori?

Abbiamo più di 65.000 pezzi, tutti rigorosamente vintage: si va dalle cartoline illustrate alle macchine utensili, spesso di epoche lontane. Il museo è multi-tematico, con 17 stanze ognuna dedicata a un argomento specifico. C’è qualcosa per tutti i gusti! Sul nostro sito, www.museoappnzeller.it, si trova l’inventario completo, oltre a tante altre informazioni.  

Oltre agli oggetti esposti, offrite anche altre attività?
Sì, facciamo parecchio! Proiezioni di documentari – spesso su grandi trekking o cammini, realizzati da noi – presso enti o associazioni, un notiziario culturale mensile che inviamo gratis via email, e poi ricerche storiche che diventano libri. L’ultima pubblicazione, con l’editore Macchione di Varese, è “Inizia il futuro”: racconta la vita di Piero Puricelli, il conte che in un certo senso ci ospita qui, e le sue opere, come la prima strada bitumata d’Italia e la prima autostrada del mondo, l’Autolaghi, che ha appena compiuto cento anni. Il libro si può richiedere direttamente a noi.  

Cosa ti spinge a dedicarti ogni giorno a questo progetto?
Mio padre diceva sempre: “Ogni volta che muore un vecchio, sparisce una biblioteca”. Io credo che abbiamo il dovere di tenere in vita il nostro passato, le storie che dopo appena cento anni sembrano preistoria. È come per un alpinista: per salire serve aggrapparsi a solidi appigli. Il futuro, per essere concreto e non un fuoco fatuo, deve poggiare sulle fondamenta del passato. Questo è il motore di tutto.  

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