Patrocini eccellenti
L’iniziativa vanta, oltre al contributo di Regione Lombardia, il patrocinio la Fondazione del Varesotto, del Centro di Promozione della Legalità della provincia di Varese e del MIUR, oltre che degli enti locali e universitari coinvolti e, non da ultimo, la Società Filosofica Italiana sezione Varesina
Dolce contributo
“I biscottini rosa col nostro logo della Pasticceria Gatto sono un modo per sostenere l’organizzazione del Festival, che è su base volontaria, ma anche fare comunità”, spiegano i promotori di Filosofarti 2023
Fino al 18 marzo in provincia di Varese prosegue il Festival di filosofia che quest’anno ha come tema limite/illimite ed è particolarmente tinto di rosa, a cominciare dalla dedica a Treccia. Abbiamo intervistato l’ideatrice e direttrice, Cristina Boracchi
di Chiara Milani
“Noi siamo convinti che la cultura modifichi la polis, cioè la città”
Facile parlare di limite e illimite. Più difficile è capire, realmente, che cosa significhi. Cristina Boracchi, ideatrice del festival di filosofia Filosofarti che, partito da Gallarate e giunto ora alla sua 19esima edizione coinvolgendo fino al 18 marzo altri territori del Varesotto, vede proprio limite/illimite come filo conduttore.
Ci spiega meglio il significato di questa scelta?
“Noi siamo partiti anche da una riflessione artistica che qualcuno fosse conosce: Michelangelo Pistoletto e la sua opera no che è Il Terzo Paradiso, che è il simbolo dell’infinito con all’interno un altro cerchio: dentro questo cerchio si costruisce il mondo possibile, che non è il mondo necessariamente migliore, però un mondo possibile, realizzabile, che mette in sinergia la natura con l’artificio, oggi che poi siamo in una fase di transizione tecnologica molto avanzata e allora abbiamo detto… Vabbè, partiamo dai limiti, cerchiamo di analizzare quali sono i limiti del nostro vivere, nella nostra esistenza, dal punto di vista sociale, economico, delle risorse naturali e da lì partiamo per dare indicazioni per il futuro e lo facciamo con testimoni della contemporaneità piuttosto importanti, famosi, anche stranieri naturalmente, ma soprattutto sempre pensando alla possibilità di una riflessione che vada verso le arti, la musica, la poesia, la letteratura, oltre che la filosofia.
Progettando un futuro possibile non possiamo non riflettere sul fatto che negli ultimi anni sono state stravolte un po’ tutte le nostre certezze, a partire da quelle quotidiane del poter uscire di casa, durante il lockdown, fino al ritorno della guerra in Europa. Allora forse questa può essere veramente l’occasione per allargare la riflessione anche a coloro che finora si sono tenuti lontani da temi come l’arte e la filosofia, che vengono magari visti più “intellettuali”…
Uno degli obiettivi del festival è proprio parlare a tutti. Noi siamo infatti convinti che la cultura modifichi la polis, cioè la città, modifica ciascuno di noi e quindi è importante incontrarsi in agorà, cioè all’aperto, per restituire alla comunità, che ci ha dato molto, quello che crediamo importante, ossia la costruzione di noi stessi. Nel confronto con gli altri, ogni io dovrebbe diventare un noi ed è questo l’obiettivo che proponiamo e che sicuramente vorremmo raggiungere insieme a chi frequenta il nostro festival.
Intanto, questa è un’edizione molto rosa e non soltanto per la decorazione i biscottini creati ad hoc per raccogliere fondi per questa iniziativa di volontariato culturale, che è organizzata da un team molto femminile: pensiamo alla dedica a Treccia…
Sì, assolutamente: Luciano Zaro, che noi abbiamo sempre chiamato, come lei voleva, Treccia, purtroppo è mancata recentemente, ma è stata uno dei mentori della nostra iniziativa Una donna estremamente acuta, colta, riflessiva, generosissima nel suo impegno culturale, ma anche umano, e ha sempre fatto parte della nostra programmazione, dei nostri team di lavoro. Non è un caso che uno degli eventi con il quale si è deciso d’iniziare il nostro festival sia agli Studi Patri di Gallarate, con un intervento di Silvio Raffo sulle poetesse che amava Treccia, a cominciare da Emily Dickinson.
Eppure, sui social, qualcuno ha fatto notare che questo festival sia poco “rosa”, perché molti dei relatori, soprattutto quelli “di punta”, sono uomini…
Innanzitutto il pensiero non è di genere: il pensiero filosofico-artistico è tale, quindi non è maschile o femminile. E’ assolutamente casuale che ci siano nomi maschili. Quando, nella fase autunnale dei Filosofarti, c’è stato un appuntamento a Villa Ponti a Varese all’interno del TEDex c’erano soltanto donne, per esempio, in quel caso non abbiamo tutelato le “quote azzurre”. Qui invece ci sono tantissime donne, in realtà se si legge bene il programma: artiste, letterate, attrici, musiciste, danzatrici e psicologhe.