LIUC 2024- 2027

E’ stata a lungo una delle “firme” di VareseMese per la rubrica Management e Azienda: Anna Gervasoni è ora il primo rettore donna della storia della Business University di Castellanza, che ha il compito di traghettare verso i prossimi trent’anni. Con uno sguardo internazionale

di Redazione Varese

di Chiara Milani

Ha tenuto per sé la delega a Internazionalismo e Liuc Alumni. E ciò già la dice lunga su alcuni dei pilastri su cui Anna Gervasoni, primo rettore donna nella storia della Business University di Castellanza intitolata a Carlo Cattaneo, fonderà il suo mandato triennale al vertice di quella che – con l’affetto di chi è parte dell’ateneo fin dalla sua fondazione, avvenuta 33 anni fa – definisce “la nostra Liuc”: “Un’università internazionale, innovativa, forte e fiera del suo Dna imprenditoriale, con un’altra reputazione accademica e con un network di laureati eccellenti”. 

Internazionalizzazione e innovazione al centro, dunque?

Assolutamente sì e sono due pilastri che sono fondanti dell’università italiana in questo momento. Dell’internazionalizzazione me ne sto occupando almeno da tre anni, da quando mi fu affidata questa delega. Noi abbiamo già 12 doppi titoli internazionali, 140 alleanze tra Economia e Ingegneria con altri atenei all’estero e vogliamo lavorare tanto su questo tema perché ci crediamo fondamentale per la formazione dei nostri giovani. Quindi, vogliamo consentire a tutti un’esperienza di studio e di lavoro all’estero e iniziare a accogliere, oltre a quelli che già accogliamo da anni in scambio, studenti internazionali che decidano di fare tutto il percorso di laurea in Liuc, dove esiste sia in italiano sia in inglese ovviamente. L’innovazione è poi un grande focus del nostro ateneo. Abbiamo appunto questa fortuna di avere sotto lo stesso tetto Economia e Ingegneria con interscambio di idee che veramente ha un potenziale enorme. Vogliamo creare un grande laboratorio di competenze e noi siamo un’università voluta dall’impresa e per l’impresa, per cui vogliamo lavorare anche con questo continuo scambio di competenze. Il sapere e il saper fare, come ricordiamo spesso, sono due cose che devono viaggiare di pari passo e quindi abbiamo un grande progetto per sviluppare l’innovazione e soprattutto l’Open Innovation. Quindi, quell’innovazione che parte dall’università, s’interseca con l’innovazione delle imprese e si realizza nell’economia reale.

La sua nomina s’inserisce in “un’onda rosa” che ha coinvolto i vertici di altre università tra Milano e Varese, dove la professoressa Pierro, al vertice dell’Insubria, ha ovviamente ricordato che ça va sans dire – tutte voi siete state nominate per competenza e non per genere, ma che se vogliamo vedere una differenza rispetto ai colleghi uomini, forse è un po’ più di attenzione all’aspetto umano di tutti: studenti, colleghi, collaboratori… lei concorda? 

Restiamo mamme, io dico sempre che ho due figli ma non solo. Perché poi tutti quelli per esempio che ho laureato, ma anche tutti i ragazzi che trovo in aula e adesso tutti i ragazzi che si iscriveranno alla Liuc, io li sento un po’ figli miei, condivido le ansie dei genitori e anche le gioie delle famiglie per esempio nel giorno delle lauree, perché raggiungi un grandissimo risultato che non è solo della ragazza o del ragazzo, ma è di tutto quello che gli sta attorno. 

Parlando di madri, ma anche di padri, voi avete intenzione di introdurre qualche interessante novità per conciliare famiglia e impegno accademico, giusto?

Sì. Fa parte del nostro Focus Giovani. L’intenzione è aiutare le giovani mamme, perché all’università ci sono tante donne che lavorano, che sono brave, tante ricercatrici, tante colleghe e oggi noi dobbiamo cercare di valorizzare questi talenti. E poi vorremmo lanciare il progetto Liuc per le neo mamme e i neo papà.

Sempre a proposito di mamme e, più in generale, di donne: non è che in passato negli atenei non ce ne fossero di competenti, però non arrivavano ai vertici delle università come accade oggi. Che cosa è cambiato?

Sì, è vero: per fortuna noi tutte siamo state scelte perché abbiamo lavorato tantissimo, però non è che una volta non ci fossero donne competenti. Oggi effettivamente rispetto al passato è normale prendere in considerazione anche una candidatura femminile. Io credo che questo sia un grandissimo salto di civiltà e anche di comprensione di quello che è il nostro ruolo in tanti ambiti lavorativi. Per fortuna è stato tutto reso possibile da decisioni che, guarda caso, sono state prese, ma in modo assolutamente casuale, in sequenza, e quindi si è trovati in una situazione di contemporaneità a vedere donne scelte come rettore.

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