Intervista a Maria Pierro, prima donna eletta al vertice dell’Università dell’Insubria, che racconta che cosa stia cambiando nel mondo accademico
“Ragazzi, il fallimento può portare al successo”
di Chiara Milani
Non sono state elette per questioni di genere. Lo sono state – ça va sans dire – perché sono brave. Eppure, fino a un recente passato, mai si erano viste tante rettrici alla guida di Atenei italiani, seppure ci fosse donne molto in gamba. Un’onda rosa che da Milano si è propagata fino a Varese, visto che la giurista Maria Pierro è stata eletta al vertice dell’Università dell’Insubria, dove entrerà in carica a novembre 2024 per restarci fino al 2030.
Che cosa sta cambiando?
Beh, un po’ la percezione anche forse di quanto riguarda noi. Naturalmente, dalla comunità accademica non c’è più un atteggiamento differente nei confronti delle donne per quanto scienziate, per quanto ricercatrici, a cui vengono riconosciuti gli stessi ruoli, gli stessi meriti. D’altra parte, io sono arrivata a questo incarico così prestigioso tramite il consenso della collettività, della comunità accademica che è composta di docenti, ricercatori, personale tecnico, amministrativo e studenti, ma sono giunta qui partendo dal ruolo di direttore del Dipartimento di Economia, che è un’altra carica elettiva. Il mio dipartimento mi ha eletto in una prima votazione 6 anni fa, riconfermandomi poi dopo 3 anni in un Dipartimento dove la presenza femminile c’è e non sono stata certamente la prima direttrice. Quindi diciamo che le cose stanno progressivamente cambiando: l’esempio evidentemente è dato anche dalle colleghe che già occupano le posizioni apicali negli altri Atenei.
C’è una sensibilità differente nell’approccio maschile e femminile in questo ruolo?
Siamo state riconosciute per le nostre capacità, per le nostre competenze e poi aggiungiamo siamo anche donne quindi possiamo dare anche un approccio certamente diverso: sempre serio, sempre determinato, ma anche con una grande attenzione al profilo umano dei rapporti, perché prima di essere professionisti, siamo persone. Poi ci sono uomini che sono altrettanto attenti e sensibili al profilo personale di ogni componente, dal collega al personale tecnico-amministrativo o degli studenti. Dipende un po’ anche dal carattere, dall’inclinazione. Io penso di avere questo atteggiamento più sensibile, ma diciamo anche che viene coniugato però con una grande determinazione che connota da sempre il mio approccio professionale e perché no anche nella ricerca universitaria. A volte confondono la mia determinazione con, qualcuno me lo dice, troppo dura. No, è determinazione per raggiungere gli obiettivi. Prima di tutto io sono stata severa con me stessa chiedendo molto per raggiungere naturalmente non tanto la posizione di direttore ma per ricoprire la posizione di professore anche ordinario e poi anche di direttore di dipartimento.
Lei non solo è la prima donna eletta al vertice dell’Insubria, ma la sua elezione è stata anche la prima in cui al primo turno si è registrato un risultato così eclatante…
Sì, questo è un grandissimo risultato. Devo ringraziare e continuo a ringraziare tutta la comunità accademica di circa 900 persone tra professore, ricercatori, personale tecnico, amministrativi, bibliotecari e studenti. Il numero, magari dall’esito, risulta più basso perché il peso che è stato riconosciuto al personale tecnico è inferiore rispetto a quello assegnato a studenti e dai docenti. Questo dovrebbe essere rivisto perché non è proprio giusto, anzi forse dobbiamo fare dei passi in avanti sotto questo profilo. In ogni caso, il consenso è stato molto importante e ciò mi dà la possibilità di agire nel mio mandato con decisione, forza e determinazione perché significa che è stato compreso il contenuto del mio programma.
Lei è anche madre. Oggi si sente spesso dire che quella determinazione di cui parlava prima non c’è più nei ragazzi: che cosa ne pensa?
Allora, la pandemia ha determinato certamente una battuta di arresto e un certo disorientamento, pure tra le persone adulte. Quindi a poco a poco tutti, noi compresi, abbiamo cercato di riaffrontare la vita, ognuno con le proprie risorse. Ma gli studenti sono una grande risorsa. Rispetto a quando ero giovane io o lo erano i miei figli, non vedo una grande diversità. Ci sono ragazzi con entusiasmo, determinazione, voglia di affermarsi e di crescere. Naturalmente, devono avere motivazione, ma dobbiamo avere un po’ più fiducia nei giovani. Quello che voglio dire ai giovani, ma lo voglio dire anche a tutti, è che nella vita non è sempre costellata da successi. Anzi, nella vita ci sono i fallimenti. Tutti abbiamo avuto dei fallimenti, ma il fallimento è un’occasione per crescere quindi non bisogna arrestarsi di fronte alle difficoltà, alle situazioni di criticità, alle sconfitte, perché il fallimento è un’occasione di crescita da cui con determinazione si può arrivare al successo.