Barbara Conti, storica dell’arte fiorentina che ha firmato il libro L’arte… che avventura!, edito dalla casa editrice bustocca Nomos, che madri e figli possono leggere assieme
di Chiara Milani
“Sono storie sorprendenti che possono interessare tutta la famiglia”
Vi siete mai chiesti quali avventure viva un quadro prima di arrivare ad un museo? Quali ostacoli abbia dovuto superare per giungere fino a noi? Se l’è chiesto Barbara Conti, storica dell’arte fiorentina che ha firmato il libro L’arte… che avventura!, edito dalla casa editrice bustocca Nomos e dedicato ai ragazzi dai 10 anni in su. Anche se i “segreti” delle opere, da quelle rubate dai corsari a quella ritrovate dai Monuments Men, affascinano pure ai genitori. Un libro per chi ama l’arte, dunque. Ma soprattutto, come dice la sua autrice, “per chi nei musei si annoia da morire”. Un tentativo di far breccia non soltanto nei cuori degli appassionati in linea col trend emergente di far amare quadri e statue in chiave sempre più “alternativa”, come succede con le mostre immersive tanto di moda, che permettono di entrare nella stanza di Monet o di essere circondati dai girasoli di Van Gogh. In questo caso, la tecnologia però non c’entra. Si torna ai cari, vecchi libri con una proposta “a misura di famiglia”.
E’ un volume che mamma e figlio possono leggere assieme, giusto?
“Sì, sono comunque storie godibili, a qualsiasi età, credo, perché sono raccontate con un linguaggio semplice, quindi anche adatte ai ragazzini. Però sono cose a volte anche sconosciute e stupefacenti, che riguardano appunto delle opere d’arte molto note che hanno avuto una vita molto particolare. Una vita sorprendente se vogliamo, perché non sono arrivate subito in una collezione e lì hanno vissuto tranquillamente. Non sono giunte immediatamente, quindi, dove le vediamo, ma magari hanno avuto diversi passaggi di mano, sono state maltrattate, rubate, hanno viaggiato tantissimo e a volte sono anche andate perdute”.
Qualche esempio?
Quello più famoso è naturalmente la Gioconda che Leonardo si è portato dietro. Di solito viene imputato a Napoleone il trasporto in Francia della Gioconda, invece fu Leonardo che la portò con sé, ma quando poi la regalò al re, lui la espose al Louvre. E’ stata poi rubata da un italiano che appunto voleva riportarla a casa, diciamo così. Naturalmente vengono raccontate nel libro le vicissitudini e le curiosità anche riguardante un ladro abbastanza improvvisato.
Non solo quadri, però. Per esempio mi vengono in mente i bronzi di Riace…
Beh, sono un altro famosissimo esempio di strana vita dell’opera perché non si sa bene a chi fosse destinata, ma doveva arrivare dalla Grecia in Italia, via nave. E invece probabilmente la nave ha fatto naufragio e poi è stata ritrovata a pochissimi metri di profondità, davanti appunto alle coste calabre. E questi bronzi sono stati appunto tirati su, curati dalla salsedine e hanno avuto poi un’accoglienza in una sala apposita. Adesso sono diventati un po’ la nostra bandiera artistica e sono visitati da turisti di tutto il mondo”.