Un’esposizione antologica in una sede prestigiosa: è questo il sogno nel cassetto di Franca Carra, pittrice bustese con oltre mezzo secolo di carriera alle spalle. Un percorso iniziato nell’infanzia, quando il talento per la pittura si è manifestato con naturalezza e determinazione. “Ho sempre saputo che sarebbe stata la mia strada” – racconta. Dopo il liceo artistico, ha affinato la tecnica, affiancando inizialmente la pittura alla professione di architetto. Ma la vera vocazione è sempre stata chiara: esprimere sé stessa, i suoi valori e il mondo attraverso l’arte.
Come definisce la sua pittura. Quali emozioni o messaggi desidera trasmettere?
“La mia è una pittura di denuncia, di forte contenuto sociale e politico. L’attualità è sempre stata per me fonte di ispirazione, in quanto ritengo che l’arte debba essere specchio del tempo, non tanto nelle tecniche espressive, quanto nei temi”.
I dettagli, i pizzi, i ricami per un periodo sono stati un elemento distintivo delle sue opere. È un tema che sente ancora vicino?
“I pizzi sono stati oggetto di una ricerca che mi ha accompagnato per circa un decennio e ancora oggi riaffiorano nelle mie opere, in veste di autocitazione in paesaggi e ritratti in paesaggi e ritratti, quale riferimento costante alla tematica a me sempre cara del lavoro femminile, spesso sottovalutato. Il pizzo ne è “correlativo oggettivo”: delicato, complesso, resistente e sinuoso, prodotto di rara bellezza e testimonianza di un savoir-faire tutto femminile, troppo spesso sottovalutato”.
Ci sono artisti del passato o contemporanei che l’hanno influenzata? Se sì, chi e in che modo?
“Tra gli autori classici sicuramente i Fiamminghi e il Bronzino per la loro straordinaria resa pittorica. Nel Novecento, mi sento vicina al Realismo Magico di Cagnaccio di San Pietro e alla Nuova Oggettività, in particolare a Christian Schad. Nelle mie opere si possono riconoscere citazioni dei primi e l’influenza tecnica dei secondi. Ho sempre amato una pittura che non si limita a rappresentare la realtà, ma che la scava e la interpreta.”
Quali sono i temi e i soggetti la stanno ispirando in questo momento?
“La pandemia mi ha profondamente segnata, tanto da dedicarle una grande opera. In quel periodo mi sono riavvicinata ai temi della natura e del paesaggio, riletti attraverso la mia lente artistica. È stata un’evoluzione naturale, un’esigenza espressiva legata al momento storico che abbiamo vissuto.”
C’è qualcosa che ancora non ha dipinto ma vorrebbe esplorare?
“Forse, in futuro, mi piacerebbe dedicarmi alle installazioni, alla maniera di Lucio Fontana o Dan Flavin. Sarebbe un modo per reinserire nella mia produzione una dimensione più architettonica e ambientale, che oltre a far parte della mia formazione, potrebbe offrire nuove possibilità espressive”.
Franca Carra nasce nel 1952 a Somma Lombardo e trascorre la sua infanzia e giovinezza a Sesto Calende. Frequenta il Liceo Artistico di Busto Arsizio diplomandosi nel 1970. Nel 1975 si laurea in Architettura al Politecnico di Milano. Per circa una decina di anni affianca, all’attività pittorica, la professione di architetto. Successivamente e fino al 2007, insegna Disegno e Storia dell’Arte al Liceo Scientifico Mericianum di Sesto Calende. Vive e lavora a Busto Arsizio.