Quando si andava a Bottega

di admin

Un tempo il “mestiere” dell’artista s’imparava con la gavetta, frequentando i luoghi in cui i grandi Maestri creavano le loro opere. Ora, invece, i percorsi sono diversi e anche gli insegnanti sono più social. Ne abbiamo parlato con la critica d’arte Lara Scandroglio

di Elisabetta Farioli

“Cultura del bello, cambiati mezzi e modelli”

Un tempo – parliamo di secoli e secoli addietro, quando ancora non esistevano accademie e scuole specifiche, o tutorial come vengono presentati oggi – il “mestiere” dell’artista si imparava frequentando le “botteghe” dei Maestri. La gavetta dei talentuosi iniziava da giovanissimi, tra i 13 e i 15 anni partendo dal basso, dal pulire i pennelli e macinare i colori, preparare le superfici in legno da dipingere, fino ad arrivare ai primi disegni preparatori e passare ad aiutare il maestro nel completare le opere più importanti. La formazione dei giovani apprendisti prevedeva alla base la pratica del disegno, mentre la preparazione teorica si limitava alle nozioni fondamentali della matematica e della geometria. Le procedure più complesse, come la prospettiva, venivano spesso apprese senza conoscerne a fondo i principi… Nell’arco di diversi anni gli allievi imparavano il mestiere, iniziando a copiare bozzetti per poi creare, se davvero promettenti e capaci, opere a proprio nome. 

Botteghe “al centro”

“Le prime botteghe nelle quali si formavano i giovani artisti nascono nel Medioevo, legate alle corporazioni nelle quali era divisa la società e l’economia del tempo, influenzando anche la conformazione stessa della struttura urbana che le vedeva collocate nel centro delle città, quale vivace luogo di scambi e incontri”, precisa la storica dell’arte Lara Scandroglio, milanese d’origine, ma varesotta d’adozione. 

Immaginando di varcare la soglia di questi luoghi di creazione dai forti profumi di diluenti, macchie di colore ovunque e chiacchiericcio di sottofondo, quali figure di spicco incontreremmo?

Non dobbiamo immaginare la bottega come una scuola d’arte vera e propria: qui si potevano incontravano figure diverse, dagli apprendisti agli allievi e assistenti, a capo delle quali vi era il maestro e titolare. Nella storia dell’arte, dalle informazioni documentate dallo studioso e storico Giorgio Vasari, sono numerosi gli artisti che nascono e fioriscono in questi luoghi. 

Ad esempio, Andrea Mantegna, frequentò la bottega di Francesco Squarcione a Padova dove ebbe incontri importanti come gli artisti Filippo Lippi, Paolo Uccello, Andrea del Castagno e Donatello. Filippo Lippi a sua volta formò il grande Sandro Botticelli. Sempre il Vasari ci racconta che Leonardo si formò nella bottega di Andrea del Verrocchio assieme a Sandro Botticelli, Pietro Perugino, Domenico Ghirlandaio, Francesco Botticini, Lorenzo di Credi, Luca Signorelli e Bartolomeo della Gatta. Da Domenico Ghirlandaio si formò anche il grande Michelangelo Buonarroti.

Un trionfo di nomi, (tutti maschi come avrete notato!) colonne portanti di un passato artistico ricco di un’intramontabile bellezza capace ancora oggi di lasciarci a bocca aperta. Grandi della storia dell’arte uniti dalla vivacità d’ispirazioni condivise, ma spesso in competizione per assicurarsi le committenze più prestigiose.

Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, apprese il mestiere nella bottega milanese di Simone Peterzano. Qui imparò l’amore per la natura, la pratica del dipingere dal vero o da modello e una particolare attenzione agli effetti della luce. Al contrario, lo stesso Merisi non ebbe allievi, (forse per il particolare carattere fumino), ma attorno al suo esempio si formò una cerchia di artisti detti Caravaggeschi che portano avanti il meraviglioso chiaroscuro che ha reso il Maestro celebre in tutto il mondo. Da sottolineare che la committenza, laica o religiosa che fosse, amava circondarsi di artisti provenienti da scuole eccellenti per assicurarsi lavori magistrali, che avrebbero contribuito a garantire la grandezza del committente stesso.

Con il tempo le botteghe lasciarono spazio alle Accademie, luoghi deputati allo studio delle tecniche artistiche e alla conoscenza approfondita della storia dell’arte… 

Dal secondo dopoguerra ritroviamo però una rinascita delle botteghe e molti artisti contemporanei e viventi parlano con affetto e gratitudine degli insegnamenti appresi nel corso di queste “lezioni” che certo, per impostazione e metodo, avvenivano in modo differente rispetto alle antiche botteghe. Oggi la divulgazione dell’arte avviene attraverso i social media… E’ cambiato il modo di raccontare, imparare, ma anche insegnare l’arte, che sia pratica o teorico-critica. Sin dai tempi di Platone si è tesi a criticare ciò che è moderno e contemporaneo, vivendolo come una minaccia alla tradizione. Sono convinta che siano soltanto cambiati i modelli e i mezzi, ma che la cultura per il bello del passato e del presente sia ancora molto vivace. Anche se oggi gli artisti si formano utilizzando nuovi percorsi e gli insegnanti hanno uno sguardo più social, nulla toglie al grande valore che possiede l’arte e il desiderio di condividerla.

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