Franco Battista Lombardini nasce a Busto Arsizio nel 1958, città dove tuttora vive e lavora nel suo atelier di viale
Montello. Conosciuto principalmente per la sua attività incisoria, negli ultimi anni ha indirizzato la sua ricerca
artistica verso la pittura iperrealista. Pur avendo mostrato sin da bambino una naturale inclinazione per il disegno, è
solo in età matura che decide di dedicarsi completamente all’arte, dopo esperienze professionali in altri ambiti.
Quando ha scelto di intraprendere la carriera artistica a tempo pieno?
Nel 2003 ho aperto il mio primo laboratorio in piazza Manzoni, dedicandomi esclusivamente all’incisione, esplorando tecnichediverse come l’acquaforte e l’acquatinta. Questo percorso mi ha permesso di affinare il mio sguardo verso il dettaglio e la precisione, elementi che oggi caratterizzano anche la mia pittura.
Quando ha iniziato a dedicarsi alla pittura?
In tempi recenti, nel 2017, scegliendo l’iperrealismo come linguaggio espressivo. Questo stile mi affascina per la sua capacità di portare l’osservatore a una percezione quasi tattile dell’opera, dove ogni minimo particolare diventa un elemento fondamentale della composizione. Così come nell’incisione, anche nella pittura la minuzia del dettaglio è la mia priorità.
I suoi soggetti privilegiati sono la natura morta e il ritratto. C’è un motivo particolare dietro questa scelta?
Il dettaglio mi affascina profondamente e riprodurlo con estrema fedeltà rappresenta per me una continua sfida. Attraverso la
natura morta e il ritratto riesco a esaltare la complessità delle superfici, la resa delle texture e l’illusione della tridimensionalità. Amo i colori intensi e vibranti, che conferiscono alle mie opere una forte carica espressiva.
Ci sono artisti a cui si ispira?
Sicuramente Caravaggio, per la maestria nell’uso della luce, e Jan Vermeer, per l’incredibile raffinatezza nella resa dei dettagli e delle atmosfere. Ogni centimetro della tela richiede un’attenzione meticolosa: posso lavorare per giorni su una singola gocciad’acqua o sulla buccia di un’arancia fino a raggiungere l’effetto desiderato. La fretta è la mia nemica più grande. Per dare un’idea, ho impiegato due mesi per dipingere un semplice pomodoro. Ogni elemento deve acquisire forma, volume e una verosimiglianza assoluta, dalla frutta agli oggetti di contorno, fino allo sfondo su cui poggiano.
Anche per i ritratti preferisco lavorare a partire dalla fotografia: questo metodo mi consente di raggiungere il massimo livello diprecisione e di cogliere ogni sfumatura senza sottoporre il soggetto a lunghe pose, che risulterebbero estenuanti persino per la modella più paziente.
Qual è il suo ultimo lavoro?
Ho appena terminato un dipinto ispirato a un’icona della storia dell’arte: La ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer, in una mia personale interpretazione. Un esperimento che mi ha dato grande soddisfazione e che rappresenta per me una sfida artistica importante.
L’evoluzione del lavoro di Franco Battista Lombardini è un percorso di costante affinamento tecnico, senza mai perdere la
purezza dello sguardo. La sua ricerca si nutre di un realismo esasperato, dove il dettaglio non è solo virtuosismo ma un mezzo per trascendere il visibile e avvicinarsi all’essenza delle cose. La luce diventa il “movimento” della composizione, mentre il colore non si limita a descrivere, ma vibra, amplificando l’emozione della scena rappresentata.
Nella sua personale interpretazione de La ragazza con l’orecchino di perla, Lombardini ha scelto di rappresentare la
protagonista con un incarnato scuro: una scelta audace che sottolinea la volontà di superare i confini della semplice riproduzione. Per ottenere la giusta tonalità di pelle ha utilizzato ben 30 colori diversi, dimostrando ancora una volta dedizione assoluta alla ricerca della perfezione visiva.