La pandemia ha fatto passare più tempo con i pet, capendone meglio le necessità di movimento, per una società più sostenibile. Lo spiega ai nostri lettori Sabrina Giussani, medico veterinario, presidente senior della Società italiana delle scienze del comportamento animale
di Sabrina Giussani
La relazione con il cane, il gatto e gli altri animali d’affezione ha contribuito a cambiare il nostro punto di vista sul mondo. La solitudine che ha avvolto tutti noi negli ultimi due anni, ci ha concesso il tempo necessario per osservare i nostri coinquilini e comprendere le loro “particolarità” e necessità. I cani hanno iniziato ad uscire in passeggiata più frequentemente e i gatti ad arrampicarsi e giocare tra le mura domestiche.
Come cane…
Il cane (Canis lupus familiaris) è la prima specie animale addomesticata. I dati genetici derivati dallo studio del Dna dei cani e dei lupi hanno dimostrato che tutti i cani derivano dal lupo. Quando gli altri animali domestici non erano ancora presenti, il cane soddisfaceva le diverse necessità umane: ha agevolato il movimento dei gruppi di cacciatori nomadi e ha sorvegliando gli accampamenti migliorando le capacità di difesa. La domesticazione del cane è il basamento su cui poggia lo sviluppo della civiltà umana.
La struttura sociale del cane che vive nel branco-famiglia, ossia un gruppo formato da cani ed esseri umani è poco studiata. Non ci sono prove scientifiche che avvalorano la dominanza del cane: un modello basato sulla gerarchia definita come “priorità di accesso alle risorse” (il cibo, l’acqua, il luogo di riposo o di passaggio e così via) appare riduttivo. Secondo le ipotesi più recenti, la costruzione di un gruppo operativo è il modello sociale del cane: “stare insieme per agire”. La passeggiata è l’attività più importante che il cane svolge insieme a noi: un giardino, anche di grandi dimensioni, non può sostituire il “giretto”. Uscire nell’ambiente esterno permette al cane di realizzare un’esperienza sempre diversa poiché cambiano gli odori, gli oggetti da esplorare, i cespugli da perlustrare. Inoltre, durante la passeggiata l’animale incontra “gli amici” con cui giocare e percorrere alcuni tratti di strada in compagnia, altre persone e così via. La città, il bosco, le rive di un fiume, la spiaggia o la neve permettono al cane al di raccogliere informazioni che stimolano i sensi e allenano la memoria.
…e gatto
Il Felis silvestris, progenitore del nostro gatto, è una specie formata da cinque specie interfeconde tra loro. Tra queste l’antenato più vicino al gatto domestico, dal punto di vista genetico, è il Felis silvestris lybica. Attraverso un complesso processo evolutivo, il piccolo felino, si è adattato a vivere nella società umana e quest’ambiente ora può essere considerato la sua nicchia ecologica. Sulla base degli studi compiuti da alcuni autori, mamma gatta crea un legame di attaccamento con i propri cuccioli. Con la crescita, il legame di attaccamento si trasferisce ai membri del gruppo familiare umano: il legame tra gatto e referente è considerato al pari dell’attaccamento del bambino alla propria mamma. Per rendere felice il piccolo felino è necessario aumentare lo spazio calpestabile all’interno dell’abitazione sfruttando la terza dimensione (altezza). Così facendo il gatto può esplorare, nascondersi e giocare anche durante le ore di assenza della famiglia. Nell’ultimo decennio numerosi designer hanno progettato per questo scopo componenti d’arredo che ben s’integrano con l’arredamento presente nell’ambiente domestico. Le soluzioni proposte permettono un maggiore confort per il gatto e per i proprietari poiché lo spazio vitale disponibile è soddisfacente per tutto il gruppo e distolgono l’attenzione dell’animale dal mobilio, preservandolo. È possibile predisporre più mensole in successione che permetteranno al gatto di accedere ai mobili più alti oppure applicare amache al calorifero, al davanzale interno delle finestre o in una nicchia della parete.
In foto: Il medico veterinario Sabrina Giussani con uno dei suoi animali