Sabrina Giussani, medico veterinario di Busto Arsizio, presidente senior della Società italiana delle scienze del comportamento animale, ci conduce per mano in un affascinante viaggio attraverso la storia di cani e gatti nei cartoni animati
Di Sabrina Giussani
I cartoni animati nascono in Inghilterra nel 1843 sotto forma di vignette satiriche pubblicate sulla rivista Punch. È necessario, però, attendere ancora 50 anni per vedere realizzato il primo cartoon con un gatto come protagonista: Felix the Cat, infatti, è prodotto negli Stati Uniti nel 1917.
Qualche tempo dopo, Walt Disney crea personaggi indimenticabili come Lucifero, il gatto delle sorellastre di Cenerentola, oppure Lilly e il Vagabondo, Romeo e gli Aristogatti, fino ai più moderni Bolt e Pets – Vita da animali.
Intanto appaiono le serie di Hanna & Barbera come Tom e Jerry, Titti e Silvestro e così via.
I cartoni realizzati in Giappone prendono piede tra la metà degli anni Settanta e quella degli anni Ottanta con cani e gatti come protagonisti o “spalle” degli interpreti principali; per esempio Nebbia è il cane di Heidi, mentre Spank, Torakiki e Micia sono le star di Hello Spank.
Dal disegno alla personalità
Da appassionata di cartoni animati quale sono, ho osservato che i personaggi hanno caratteristiche diverse secondo il periodo storico che li vede nascere. Felix the Cat, Braccobaldo Bau e Doraemon sono “abbozzati” e poco caratterizzati. Tom, Gatto Silvestro e Nebbia, invece, si comportano come veri gatti e cani, mentre Spank e il gatto Giuliano hanno una personalità più definita, tanto da decidere ciò che desiderano o meno fare. La vera svolta avviene con i disegni di Walt Disney, in cui Lucifero, Duchessa e Romeo, Pongo e Peggy provano emozioni al pari delle persone. Cani e gatti mostrano un senso di appartenenza alla propria famiglia (animale o umana che sia), hanno valori morali simili ai nostri (fedeltà, lealtà, onestà, intelligenza, gratitudine, potere, impegno) e sono capaci di provare dolore sia fisico che psichico.
Dalle Cinque Libertà a oggi
Nello stesso periodo vengono pubblicate le Cinque Libertà per garantire il benessere degli animali da allevamento: una rivoluzione copernicana in questo settore produttivo. Tra i differenti punti presi in considerazione (libertà dalle privazioni di cibo e acqua, un ambiente fisico di “qualità “) si inizia a parlare non soltanto di libertà dal dolore, dalla paura e dal disagio, ma anche della possibilità di esprimere le caratteristiche comportamentali tipiche della specie. Le Cinque Libertà anticipano il Trattato di Lisbona: dal 2009 gli animali sono riconosciuti a livello giuridico come esseri senzienti, dotati cioè di sensi e sensibilità. Purtroppo nel nostro Paese gli animali sono ancora equiparati a beni mobili ovvero cose (art. 2905 c.c.) nonostante dal 2012 la comunità scientifica internazionale abbia riconosciuto loro la capacità di provare emozioni primarie (gioia, rabbia, paura, tristezza, disgusto, sorpresa). La relazione che stringiamo con i nostri coinquilini, per questo, non può basarsi solo sul soddisfacimento dei fabbisogni fisiologici (il cibo e l’acqua, un morbido giaciglio, evacuare le deiezioni e riprodursi) ma anche sul senso di appartenenza (condividere esperienze, il cibo, il luogo di riposo), sulla nascita di un legame di attaccamento reciproco (che consente di fare riferimento, chiedere aiuto, rincuorare nella difficoltà) e sulla collaborazione (svolgere attività insieme). Tutto ciò è ben rappresentato nel film a cartoni animati Pets – Vita da animali: i protagonisti si sentono parte di una famiglia e di una comunità, si annoiano quando stanno a casa da soli, desiderano essere felici, hanno amici, si aiutano l’uno con l’altro e fanno progetti per il futuro. Una vera e propria rivoluzione culturale!