In buona compagnia

di Andrea Mallamo

Sabrina Giussani, medico veterinario di Busto Arsizio, presidente seionr della Società italiana delle scienze del comportamento animale, parla della cultura della convivenza con gli animali da compagnia

di Sabrina Giussani

I numeri parlano chiaro. E raccontano di una convivenza che fa parte della nostra quotidianità e della nostra cultura. Nel 2020, infatti, il Rapporto Assalco – Zoomark, che ogni anno fotografa in Italia la situazione di alimentazione e cura degli animali da compagnia, ha rilevato la presenza di circa 60,3 milioni di cani, gatti e altri pet. Il rapporto è dunque di uno a uno rispetto agli abitanti. 

Una scelta responsabile

Il Ministero della Salute ha stilato norme nazionali sulla tutela degli animali d’affezione e per la lotta al randagismo. Condividere la propria esistenza con un cane, un gatto o un altro animale da compagnia è una decisione importante, poiché la responsabilità di soddisfare tutti i loro bisogni spetta a noi. Tra i doveri del proprietario sono riportati il divieto di abbandono e l’assicurare che i nostri amici a quattro zampe abbiano una condotta adeguata al contesto in cui vivono.

Conoscere il comportamento del nostro amico

Fido o un micio possono realizzare numerosi comportamenti “indesiderati” all’interno delle mura domestiche, come per esempio distruggere, sporcare in casa o vocalizzare in modo eccessivo. Oppure il miglior amico dell’uomo durante la passeggiata può scappare o aggredire per paura delle persone, dei propri simili o dei rumori. Tali reazioni non sono un “dispetto”, ma devono essere letti come un messaggio rivolto alla famiglia umana, che comunica la presenza di un disagio legato al mancato soddisfacimento dei fabbisogni etologici dell’animale, all’esistenza di una malattia del comportamento o di una patologia organica. La consapevolezza di appartenere a specie diverse, infatti, comporta la conoscenza delle necessità dei nostri compagni. Mangiare, bere, dormire, evacuare le deiezioni sono considerati fabbisogni fisiologici, primari per tutti gli esseri viventi, ma gli animali, così come l’essere umano, possiedono anche fabbisogni comportamentali e di sicurezza, poiché sono soggetti dotati di una mente, con motivazioni ed emozioni che caratterizzano la loro “personalità”. La visita clinica e la valutazione realizzata da un medico veterinario specializzato permettono di comprendere il significato del messaggio emesso.

La relazione, base della convivenza

La relazione è composta di più “parti”, tra cui le principali sono affettiva (dare, e ricevere affetto), ludica (giocare e lasciarsi coinvolgere nel gioco), affiliativa (sentirsi parte di un gruppo), sociale (fare delle attività con il cane o il gatto e lasciarsi ingaggiare a propria volta) e quella epistemica (osservare il comportamento dell’animale per conoscere meglio l’individuo che lo esprime).

La dimensione affettiva

Una delle caratteristiche della relazione è la dimensione affettiva, dove lo “scambio” tra essere umano e pet, oltre che viceversa, è basato sulla protezione, sulla rassicurazione, sull’offerta o richiesta di aiuto, sulla condivisione emozionale. Il partner umano mostra un comportamento protettivo nei confronti dell’animale assumendo il ruolo del genitore con l’atteggiamento tipico dell’accudimento parentale. La sensibilità della nostra specie verso i segnali giovanili emessi dai “più piccoli” provoca nei loro confronti moti di adozione, di protezione e di cura. 

Limportanza di giocare assieme

La dimensione ludica della relazione consiste, invece, nel divertirsi insieme giocando, fingendo, scambiandosi i ruoli. È possibile realizzare un passatempo “cinetico e fisico”, caratterizzato dal rincorrere un oggetto lanciato e dal “fare la lotta” con il cane e il gatto, uno cognitivo, rappresentato dal risolvere insieme un rompicapo (problem solving) così da aumentare la collaborazione nella coppia, e uno “comico”, dove prevalgono il divertimento e la distrazione. È necessario coinvolgere l’animale in attività ludiche multiformi e, soprattutto, lasciarsi ingaggiare, accettando anche le richieste di gioco del cane o del gatto. 

Il legame di appartenenza

La dimensione affiliativa riguarda la nascita di un legame di appartenenza, il sostegno reciproco basato sulla condivisione degli spazi e di attività, sulla vicinanza, sul fare gruppo. Il comportamento di saluto (toccarci con il naso, sfregare il corpo, deporre i feromoni di familiarità con le guance, accoglierci con la coda ritta) e il contatto fisico protratto (durante il riposo e il leccamento), sono, per esempio, alcuni tra i comportamenti affiliativi realizzati dal gatto. 

Il piacere di condividere

La dimensione sociale riguarda il piacere di condividere, di non essere solo e di sentirsi in una situazione di “coppia”, collaborando per raggiungere un obiettivo comune. A questo proposito è necessario, per esempio, coinvolgere il cane nei lavori domestici, chiedendo all’animale di accompagnarci sul balcone per stendere il bucato e così via. La dimensione epistemica consiste nell’apprendere informazioni sul comportamento della specie con cui viviamo, osservando come si comporta. L’interesse, l’attenzione, la riflessione e il reciproco coinvolgimento conoscitivo diventano parte integrante della relazione.

In foto: Le mani che hanno costruito un nido – Ph: Ercole Milani

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