Anna Gervasoni, docente di Economia e Gestione delle imprese all’Università Cattaneo di Castellanza e direttore generale di Aifi (l’associazione italiana del Private equity, venture capital e private debt), ha dedicato un libro alla rivoluzione in corso tra le imprese che svolgono attività bancaria
di Anna Gervasoni
Nel contesto di un profondo cambiamento normativo europeo del mercato assicurativo, finanziario e bancario, l’innovazione tecnologica sta rivoluzionando l’intero settore e ponendo ulteriori temi di adeguatezza dell’impianto regolatorio. L’infrastruttura che ne deriva va recepita nei processi di compliance e richiede un adattamento in materia di corporate governance non banale. Gestione della complessità e flessibilità sono driver del cambiamento che necessitano uno sforzo conoscitivo e culturale pervasivo, se si vogliono creare condizioni di competitività nel sistema finanziario e bancario, anche con riferimento a operatori di diversa natura e attivi in differenti Paesi.
Il bisogno di massima trasparenza
Altra dimensione rilevante è la facilità di valicare i confini nazionali che l’innovazione consente. Oggi i mercati finanziari e le tecnologie sono di fatto “senza confini”. Chi vive questa trasformazione deve contribuire al dibattito perché non si crei un framework avulso dall’operatività o discriminatorio tra operatori tradizionali che innovano e nuovi player: la regolamentazione deve tutelare con efficacia gli interessi delle parti coinvolte nel sistema, prevenendo l’insorgere di comportamenti opportunistici e scorretti nonché asimmetrie derivanti da orientamenti differenti e dipendenti dai sistemi di regolamentazione locali. Temi di rilievo sono garantire livelli uniformi di sicurezza per la clientela e rendere omogenea, ancorché proporzionale, la normativa sui diversi operatori, in un contesto di massima trasparenza.
Norme ad hoc per le Fintech
In tema Fintech, le norme devono essere ad hoc e vanno studiate insieme al mercato. È necessario che l’offerta incontri la domanda ed, in cooperazione, esse capiscano come modificare efficacemente e con efficienza le norme. Queste devono essere armonizzate, senza dimenticare che si affacciano operatori che non vengono dal mondo finanziario, come le Big tech.
Servono regole comuni, snelle e puntuali
Si riscontra, infatti, la presenza di operatori di tipo diverso e provenienza differente: che cosa è possibile fare per non creare asimmetria regolatoria? Le Autorità di vigilanza devono essere rapide nell’intervenire e pronte nel dare risposte esaustive, compito spesso non facile nel momento in cui il web consente l’immediato contatto tra domanda e offerta di servizi, prescindendo dalla territorialità. In questo contesto va consentito alle banche nazionali di adattarsi tempestivamente alle regole di business, avviare i necessari percorsi di innovazione nel rispetto di un quadro di regole chiaro e nel quale possano agevolmente calarsi i processi di compliance. Quindi: regole comuni, snelle e puntuali per consentire il migliore adattamento di prodotti e servizi all’innovazione tecnologica.
Un cambiamento sociale
Imprese e clienti non sono un algoritmo, ma gli algoritmi possono efficientare i processi. È, comunque, un mutamento necessario che ci porterà a rivoluzionare e ricostruire il sistema finanziario su basi diverse e attuali e proponendo una offerta di prodotti e servizi alla clientela profondamente mutata. La tecnologia ci sta aiutando moltissimo in questo senso e ci deve essere ambizione da parte del sistema. Non solo le Banche, o meglio le “imprese che svolgono attività bancaria” devono essere sulla frontiera dell’innovazione, ma la loro conversione comporterà una trasformazione importante non soltanto della comunità finanziaria, bensì anche della società.
Rimettere l’uomo al centro
Però, e ciò non costituisce un paradosso, nell’implementare il rinnovamento tecnologico bisogna rimettere al centro l’uomo. Bisognerà ripensare ai rapporti col personale e con la clientela in maniera originale, rivisitando gli schemi ai quali siamo abituati, reinventando i “luoghi” abituali di lavoro e di incontro. Nella dematerializzazione, anche i luoghi fisici tornano ad avere un ruolo, anche se nuovo. Forse la parola nuova è “inclusione”, sia delle tecnologie che delle persone. Per questo, Banca Up vuole essere un auspicio al sistema bancario innanzitutto italiano, perché si faccia promotore di un nuovo ciclo ed un nuovo sviluppo del mercato finanziario al servizio della clientela e degli stakeholder.
In foto: Anna Gervasoni