Dalla pittura di atmosfera a quella sintetica con il Mini Pocket
“Vittore Frattini va annoverato fra i più grandi artisti della seconda metà del Novecento perché ha attraversato le esperienze dello spazialismo, dell’informale, dell’astrattismo sempre rimanendo coerente con la sua visione e mai cedendo a questioni di tipo commerciale o di marketing. È stato fedele a se stesso senza condizionamenti di tipo economico o mercantile, sviluppando il suo percorso artistico originale”. A dirlo è il critico Pietro Cesare Marani, autore di un agile e acuto scritto intitolato Vittore Frattini coerenza del segno e della mente, posto in apertura del catalogo della mostra dedicata all’artista nato a Varese nel 1937 e in scena a Villa Mirabello fino al 3 febbraio (orari di visita: dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14 alle 18, dal martedì alla domenica).
Frattini, è vero che si sente particolarmente a suo agio a Villa Mirabello?
È sicuramente un luogo del cuore perché qui ho vissuto numerosi e significativi incontri durante la mia carriera. Nel 1959 aiutavo mio padre Angelo a portare le sue sculture per essere esposte nella sede dei Musei Civici dove, nel 1984, si era svolta la mia mostra, alla presenza di illustri personaggi. Villa Mirabello mi ha sempre portato fortuna ed è ritornata diverse volte nella mia vita. Ho avuto tante momenti espositivi internazionali, sono stato al Grand Palais di Parigi, a Washington, Tel Aviv, Mosca, Miami, Londra, San Francisco e New York. Ma vi confesso che una mostra a Varese mi dà emozioni ancora più intense. Quella che si è appena aperta poi è speciale perché i miei figli Sara, Massimo e Paolo mi hanno aiutato a renderla perfetta. Insomma è nata in famiglia.
Oltre ai suoi lavori più conosciuti ne ha tirati fuori altri inediti, almeno per Varese: quali sono?
Sì, non si tratta di una mostra vastissima ma direi che è molto preziosa perché a Villa Mirabello sono esposte tutte le opere di grafica che ho realizzato dal 1959 a oggi. Ci sono inediti, per Varese, come il bozzetto definitivo per il monumento di Malpensa, insieme ad altre opere fondamentali già presentate sul volume della Nomos uscito nel 2017, in concomitanza con il mio ottantesimo compleanno.
A Villa Mirabello non può passare inosservato il Mini Pocket che lei realizzò nel 1974 e la cui presentazione porta la firma di Piero Chiara. Com’è nata la collaborazione con lo scrittore di Luino?
Il Mini Pocket è la mia pubblicazione più importante perché segna il passaggio da una pittura di atmosfera a una più sintetica ed è stato esposto dall’editore Upiglio a New York e Washington. La storia è particolare. A Mentone avevo incontrato Graham Vivian Sutherland che mi aveva mostrato dei fogli stupendi, quadrettati, su cui stava lavorando. Tornato a Varese mi capitò in mano un quadernetto che era stato abbandonato da mia figlia e, in due giorni, lo acquerellai, completandolo tutto. In seguito, andai alla presentazione del libro di Giorgio Saviane Eutanasia di un amore, tenendomi in tasca il Mini Pocket. Quella sera ci fu un gran temporale e Giancarlo Vigorelli, che doveva parlare del libro, mi invitò a casa sua per un caffè, insieme agli altri partecipanti, fra cui c’era Piero Chiara. Io continuavo a toccarmi la tasca dove avevo il Mini Pocket: Chiara lo notò e mi chiese che cosa nascondevo. Gli detti il Mini Pocket e il giorno dopo mi regalò la sua meravigliosa presentazione.
Frattini, il nuovo anno è incominciato. Dove va l’arte?
Ho fiducia: ci sono molti giovani interessanti, anche ex allievi del liceo artistico, intitolato alla memoria di mio padre Angelo. Ci sono artisti che suscitano interesse e la cui opera ha forza. Ripeto: ho fiducia nel futuro.
Foto: Ph Walter Capelli