Il game designer bustocco Luca Borsa, portavoce di Saz Italia (l’associazione degli autori di giochi), racconta le fondamenta femminili del celebre Jenga
di Luca Borsa
E’ uno dei giochi più famosi al mondo, ma non tutti sanno che è stato invitato da una donna: la britannica Leslie Scott, la cui storia affascinante intreccia esperienze personali a una buona dose di fortuna, è infatti la “mamma” di Jenga.
Dall’Africa al resto del mondo
Nata in Tanzania da genitori britannici, Leslie vive in vari Paesi africani durante l’infanzia, tra cui il Ghana. È proprio qui che il concetto del Jenga inizia a prendere forma. La famiglia Scott aveva l’abitudine di giocare con blocchi di legno (argilla) impilati, che Leslie e i suoi fratelli costruivano e cercavano di non far cadere. Questo semplice gioco di destrezza, che ai bambini africani risultava familiare, cattura l’immaginazione di Leslie, diventando il seme per la creazione del futuro gioco da tavolo. L’origine del nome stesso è curioso: Jenga deriva dal verbo swahili ”kujenga”, che significa “costruire”. Scott sceglie questo nome per il suo gioco come omaggio alle sue radici africane e alle lingue che aveva imparato crescendo.
Un successo mondiale
Dopo essersi trasferita nel Regno Unito a metà degli anni Ottanta, l‘autrice prova a commercializzare il suo gioco da sola, ma con scarso successo e tanta frustrazione. Nel 1983, Robert Grebler, un produttore di giochi con esperienza nel settore, nota il Jenga a una fiera di giocattoli a Londra. Colpito dalla semplicità e dall’immediata capacità del gioco di coinvolgere il pubblico, Grebler inizia a collaborare con Scott per lanciarlo nel mercato nordamericano. Tuttavia, la vera svolta arriva negli Stati Uniti, nel 1986, quando Milton Bradley, una delle più grandi aziende di giochi del mondo, acquisisce i diritti per la distribuzione di questo board game. Nel giro di pochi anni, diventa un fenomeno internazionale e un grandissimo successo commerciale.
Dalla produzione artigianale a quella industriale
Un aneddoto curioso è che all’inizio i blocchi venivano tagliati a mano. Questo provocava piccole differenze nelle dimensioni dei pezzi, rendendo ogni partita unica e, talvolta, più difficile. Successivamente, con la produzione industriale, i blocchi sono stati standardizzati per offrire un’esperienza di gioco più equilibrata. Un’altra particolarità è che, per pura coincidenza, Leslie Scott aveva originariamente fissato la torre a un’altezza di 54 pezzi, una struttura che è diventata uno dei segni distintivi del gioco.
Un gioco, diverse varianti
Negli anni, questo fortunato prodotto dell’ingegno femminile ha continuato a evolversi con varianti sempre nuove, come Jenga Boom, Jenga XXL e Jenga Truth or Dare.
Una storia diventata un libro
La Scott ha raccontato la storia del gioco e la sua esperienza da inventrice nel libro About Jenga, pubblicato nel 2013. Nel libro, Leslie condivide dettagli della sua vita, compreso il fatto che il suo fu tra i primi giochi di società introdotti in Cina, un traguardo importante per la diffusione internazionale dei giochi di tavolo.
La Wonder Woman dei giochi
L’invenzione di questo articolo è la testimonianza di come una semplice idea possa crescere e diventare un fenomeno globale. Grazie alla sua inventrice, che nel 2010 è stata insignita del Wonder Women of Toy Inventor/Design Award, e alla sua grande perseveranza, milioni di persone di ogni età in tutto il mondo continuano a divertirsi con la sfida di costruire e, inevitabilmente, far crollare la famosa torre del Jenga.