Dall’intuizione di Konrad Lorenz sulla neotenia ai comportamenti nelle famiglie del giorno d’oggi con cani e gatti: Sabrina Giussani, medico veterinario di Busto Arsizio past president di Sisca (Società italiana scienze comportamento animale), spiega perché i cuccioli ci fanno tanta dolcezza e come prendersene cura
“In noi, cagnolini e gattini attivano gli stessi comportamenti che riserviamo ai nostri neonati”
di Sabrina Giussani
In zoologia, la neotenia è il fenomeno che caratterizza il mantenimento in un soggetto adulto di tratti fisici tipicamente giovanili.
La neotenia
Fin dal 1943, Konrad Lorenz, zoologo ed etologo austriaco, ha osservato che i “piccoli” sono capaci di attrarre l’attenzione degli adulti grazie alla presenza di particolari caratteristiche come la testa tondeggiante, gli occhi grandi, le guance paffute, l’andatura incerta, la tendenza al gioco e così via. Questi tratti attivano nell’essere umano (e in tante altre specie, tra cui il cane e il gatto) il desiderio di prendersi cura del “cucciolo”. Cagnolini e gattini catturano il nostro sguardo e attivano in noi gli stessi comportamenti che riserviamo ai neonati della nostra specie. La selezione in questi animali ha creato soggetti “ipertipici” soprattutto in alcune razze come il Carlino, il Bouledogue Francese, il Bulldog Inglese, il gatto Persiano, l’Exotic Shorthair e così via.
La dolcezza è solo l’inizio
Ma non è tutto. La consapevolezza di appartenere a specie diverse, infatti, comporta la conoscenza delle necessità del cane e del gatto che convivono con noi. Mangiare, bere, dormire, evacuare le deiezioni sono considerati fabbisogni fisiologici, primari per tutti gli esseri viventi. Il piccolo felino e il cane, così come l’essere umano, possiedono anche fabbisogni comportamentali e di sicurezza, poiché sono soggetti con motivazioni ed emozioni che caratterizzano la “sua personalità”. Questi animali sono partner sociali, parte attiva del gruppo famigliare e devono essere riconosciuti come un convivente seppur “diverso da me”. Il legame tra cane o gatto e proprietario è da considerarsi al pari dell’attaccamento del bambino alla propria mamma. Poiché il proprietario è, a tutti gli effetti, la figura di riferimento nell’accudimento dell’animale, tra le due specie nasce infatti una vera e propria relazione.