Intervista al giovane imprenditore tradatese Nicolò Fisogni, che 10 anni fa ha avuto l’idea per una società che invia sondaggi retribuiti online ai propri iscritti e che oggi ha utenti registrati in tutti e 5 i continenti
“Si va verso il dato osservato a discapito di quello dichiarato”
Di Chiara Milani
Ha come immagine-simbolo tre scimmiette che – anziché il celebre “non vedo, non sento, non parlo” – vogliono significare “vedo il bene, sento il bene e compilo il bene”. Già, compilo. Perché Surveyeah invia sondaggi retribuiti online ai propri iscritti, dando in cambio buoni acquisto ed euro convertibili su famose piattaforme digitali. Dalla moda alle auto, dalla cucina alla tecnologia, dalla casa ai viaggi: domande di marchi italiani e gruppi internazionali su una vasta gamma di temi in linea con il profilo e le preferenze degli iscritti. Che possono completarli dove e quando preferiscono, di solito in non più di un quarto d’ora. Un business con 2 milioni di utenti registrati, in rete dal febbraio 2014, sviluppato da giovani italiani. La società è registrata a Milano, ma il suo Ceo e fondatore è di Tradate: Nicolò Fisogni. A cui ci siamo rivolti per cercare di capire meglio dove sta andando questa società data driven.
- Come è nata l’idea della vostra azienda e oggi in quanti Paesi è diffusa?
L’idea è nata nel 2013 a Parigi lavorando in una startup digitale, tornando a Milano ho ricreato una società simile, migliorando solamente qualche processo. In Cina si direbbe un “Haigui”, tartaruga di mare (termine gergale per indicare i cinesi che sono ritornati in patria dopo aver studiato all’estero per parecchi anni, ndr). Oggi raccogliamo dati di consumatori in 123 Paesi di 5 continenti in 37 lingue. Lavoriamo tutti da remoto da sempre, per mantenere un equilibrio con la vita famigliare.
- Perché al giorno d’oggi l’acquisizione di dati è così importante?
Consente di conoscere meglio i propri clienti, di migliorare l’esperienza degli utenti per fidelizzarli più a lungo. In termini economici massimizzare efficienza e profitti. Aiuta a misurare l’efficacia di un messaggio prima che venga lanciato su target prescelti.
Qual è la reazione delle persone alla richiesta dei propri dati personali?
Alcune sono contente di far sentire le proprie opinioni e influenzare il mondo circostante. Anche se ogni dato viene trattato in forma anonima e aggregata, altre sono molto restie a dare i propri dati. Le stesse spesso non molto consapevolmente accettano termini e condizioni di varie app che tracciano la geolocalizzazione, parole chiave nei testi, pagine visitate… “Se il servizio è gratis il prodotto sei tu” cit.
- Dal suo osservatorio, come vede il futuro?
Si va verso il dato osservato a discapito di quello dichiarato, si affina l’estrazione di dati senza doverli chiedere alle persone attraverso sondaggi quantitativi o interviste telefoniche. Alle interviste di persona si sostituiscono webcam con lettura delle espressioni facciali.