di Anna Gervasoni
Dai fondi comuni d’investimento mobiliari a oggi: Anna Gervasoni, ordinario di Economia e gestione delle imprese alla Liuc Università Carlo Cattaneo di Castellanza e direttore di Aifi (l’associazione italiana del private equity, venture capital e private debt) riflettere sul cambio radicale del mondo della finanza negli ultimi 4 decenni
“40 anni fa nasce nel nostro Paese la gestione collettiva del risparmio”
In quarant’anni il mondo della finanza è radicalmente cambiato. Del resto, la nostra economia e la nostra società sono mutate molto.
1893, la svolta
Partiamo dall’inizio: siamo nel 1983 e nel marzo di quell’anno nascono, con legge istitutiva numero 77, i fondi comuni di investimento mobiliari, comunemente chiamati fondi aperti. Una grande novità per i risparmiatori italiani, che possono ora impiegare i propri capitali in modo diversificato sui mercati azionari e obbligazionari, affidandosi a un gestore professionale. Prima esistevano ben poche alternative tra lasciare i soldi in banca e sottoscrivere direttamente titoli di Stato o qualche titolo quotato.
Proprio quarant’anni fa nasce nel nostro Paese la gestione collettiva del risparmio e iniziano a crearsi nuovi mestieri in capo a chi gestisce e a chi colloca questi prodotti. Tanti giovani si avviano alla professione di gestore o di promotore finanziario. Da allora sono successe tantissime cose.
Le banche diventano impresa
Nel 1993 il testo unico bancario cambia volto e missione del nostro sistema, trasformando definitivamente le banche in imprese. I mutamenti continuano in questo settore che rappresenta un pilastro del sistema finanziario.
Ci sono state trasformazioni importanti, concentrazioni e aggregazioni; molte banche non esistono più e altre sono confluite in unico gruppo; ma ne sono nate anche di nuove, soprattutto negli ultimi anni, sfruttando il potenziale delle tecnologie innovative.
I primi istituti di credito italiani oggi sono banche europee e appartengono a un sistema di regolazione, di vigilanza e di competitività che va ben oltre i confini del nostro Paese.
Il panorama italiano si allinea agli standard europei
Ma torniamo ai mercati finanziari. Altra tappa fondamentale è stata la redazione e l’emanazione del Testo unico della finanza, nel 1998, che crea un’unica cornice alle attività dei nostri mercati finanziari, allineando il panorama italiano agli standard europei che nel frattempo si stavano affermando.
L’ingresso della Lira nell’Euro
Momento da ricordare è l’ingresso della Lira nell’Euro, avvenuto nel 2002, che ha ancorato inevitabilmente la nostra politica economica e monetaria a quella europea.
L’arrivo della finanza alternativa
Via via, sul nostro mercato si sono presentate soluzioni di investimento nuove per i nostri investitori sia privati sia istituzionali, per arrivare agli ultimi anni in cui la finanza alternativa ha iniziato a fare capolino in molti portafogli.
Del resto, le aziende sempre più hanno provato a diversificare le loro fonti di raccolta di capitali con strumenti di debito e di capitale di rischio provenienti anche da risorse alternative rispetto al sistema bancario, come il private equity, il private debt e il venture capital.
Nascono nuove opportunità di lavoro
Anche in questo mondo nascono nuove professionalità e tanti giovani trovano opportunità di lavoro nel settore che oggi definiamo del private capital, oltre che nelle società di consulenza che vi gravitano attorno.
Il primo master italiano sul private capital
Nel 2000 all’Università Cattaneo Liuc di Castellanza viene lanciato il primo master italiano sulla materia, che tutt’oggi rappresenta un punto di riferimento per l’alta formazione nel settore.
Sulle montagne russe
Intanto il contesto economico – finanziario diventa sempre più integrato a livello internazionale e si succedono periodi di espansione economica e momenti di crisi e recessione.
I valori e gli indici subiscono forti variazioni. Oggi si parla molto di tassi di interesse e tassi di inflazione, ma in questi quarant’anni abbiamo visto veramente tanti cambiamenti e anche questo cambio di rotta, peraltro previsto seppure non con l’intensità che stiamo vedendo, non ci deve trovare impreparati.
Niente paura
Abbiamo avuto picchi di inflazione e tassi che sono variati moltissimo. Per questo l’aumento attuale, dopo quasi un decennio di tassi attorno allo zero, non ci deve spaventare, anche se dovrebbe essere gestito con gradualità e con prospettive di rientro al di sotto di quei limiti che consentano un equilibrato sviluppo economico.
Cresce la ricchezza degli italiani
Del resto, nel 1983 l’inflazione era al 14,7%, 10 anni dopo al 4,7%, nel 2003 al 2,3%, nel 2013 all’1,2% e si stima che per il 2023 si attesti tra il 6 e il 7%.
Anche i tassi d’interesse, di conseguenza, hanno avuto alti e bassi, così come i mercati mobiliari.
In questi quarant’anni la ricchezza degli italiani è cresciuta.
L’italica propensione al risparmio
Ciò anche grazie a una nostra elevata propensione al risparmio, elemento prezioso che speriamo resti nostro patrimonio culturale. Così come la nostra propensione a diversificare tra risparmio finanziario e risparmio immobiliare, che attualmente rappresenta circa il 50% ciascuno dell’impiego del totale della ricchezza, fa sì che vi sia una ponderazione tra beni reali e beni finanziari. Nei momenti di forte discontinuità ciò aiuta a mantenere sotto controllo i valori dei patrimoni delle famiglie.
La trasformazione digitale ed ecologica
La finanza oggi ha un ruolo importante nell’accompagnare le imprese nella trasformazione digitale ed ecologica. Ma abbiamo già vissuto tante trasformazioni: pensate ad esempio alla crisi energetica del ‘79, la cosiddetta seconda crisi petrolifera. Anche in quei momenti le imprese hanno dovuto fare pesanti investimenti per adeguare le proprie strutture. E non siamo nuovi neanche a salti tecnologici e all’introduzione di innovazione nei nostri processi produttivi: le nostre imprese hanno saputo cambiare, investire, innovare, diventare più internazionali e la finanza è sempre stata in grado di accompagnarle.
Orizzonti di lungo periodo
La cultura imprenditoriale italiana, che trova linfa in un solido sistema di imprese familiari, ha saputo in questi anni imporre sacrifici, ma si è anche presa soddisfazioni e riconoscimenti. Ciò nasce dalla consapevolezza che gli orizzonti sono e devono essere di lungo periodo se si vuole creare valore duraturo e qualcosa da lasciare non soltanto ai propri figli, ma in generale alle future generazioni.
Non facciamoci trovare impreparati
Oggi come ieri siamo di fronte a sfide e discontinuità. Tutte le volte sembra che sia un fatto nuovo. In realtà le sfide cambiano, ma ci sono sempre. Il futuro non si può prevedere e l’inaspettato è sempre dietro l’angolo. Ma ci si può attrezzare facendo progetti per i prossimi 40 anni.