Se l’arte è sdoganata [GALLERY]

di Andrea Mallamo

Si può visitare fino al 2 febbraio la mostra in corso alla Pinacoteca Giovanni Züst di Rancate a Mendrisio, nel vicino Canton Ticino, in cui sono esposte opere dell’Ottocento di autori sia svizzeri sia italiani

di Filippo Brusa, direttore di Artevarese.com

Pittura, incisione e fotografia, tre volti dell’arte nell’Ottocento, sono al centro di una interessante, e particolarmente completa, mostra in corso fino al 2 febbraio alla Pinacoteca Giovanni Züst di Rancate a Mendrisio, in Canton Ticino, diretta da Mariangela Agliati Ruggia.


L’intreccio di tre linguaggi artistici

Il titolo – Arte e arti. Pittura, incisione e fotografia nell’Ottocento – inquadra bene il tema dell’esposizione, curata da Matteo Bianchi, che intreccia i tre linguaggi artistici con un confronto serrato e stimolante tra loro, da cui si deduce un rivoluzionario modo di vedere la realtà e di diffondere conoscenze e informazioni.

Il punto di non ritorno

La data cruciale del punto di non ritorno è il 7 gennaio 1839: quel giorno, all’Accademia delle Scienze di Parigi, veniva presentata ufficialmente la scoperta della fotografia, merito di Niépce e Daguerre. Per molti decenni tuttavia, un pregiudizio aleggiò nei confronti della nuova tecnica: con l’arte si crea, con la fotografia si riproduce solo meccanicamente.

Un nuovo modo di rapportarsi al reale

È nota la frase di Paul Gauguin: “Sono entrate le macchine, l’arte è uscita… Sono lontano dal pensare che la fotografia possa esserci utile”. Essa darà invece origine a un nuovo modo di rapportarsi al reale e molti saranno i pittori che sapranno farne un utilizzo originale. Come Jean-Baptiste-Camille Corot, di cui in mostra ci sono una decina di cliché-verre: incisioni su vetro che costituiscono un ibrido tra disegno, incisione e riproduzione fotografica con una qualità artistica straordinaria. Una contaminazione linguistica sul filo dell’incisione.

Tra Italia e Canton Ticino

La mostra approfondisce esempi offerti da noti pittori ticinesi e italiani. Luigi Rossi ai primi del Novecento utilizza, ad esempio, la fotografia quale complemento ideale all’album di schizzi nella costruzione della posa, come avviene nei dipinti Primi raggi e Riposo. Così come Filippo Franzoni fa largo uso della nuova tecnica nella costruzione di autoritratti e paesaggi, Luigi Monteverde inizia addirittura la sua carriera come fotografo. Fra gli artisti italiani spiccano lavori di autori che fin dagli anni Sessanta dell’Ottocento hanno affrontato il rapporto con il mezzo fotografico, come Filippo Carcano, accusato dalla critica artistica di un uso “improprio” della fotografia per le “inquadrature” moderne delle sue opere. Occorre ricordare anche Domenico Induno, che in alcuni lavori fece dialogare direttamente i personaggi delle sue tele con gli scattu, Federico Faruffini, che abbandonò la pittura proprio per aprire uno studio fotografico in via Margutta a Roma, Achille Tominetti, Uberto dell’Orto, Pellizza da Volpedo e Angelo Morbelli. Autori accomunati dall’impiego dello stesso mezzo di indagine sul vero. Significativa anche la presenza di lastre originali e opere di Mosè Bianchi e Pompeo Mariani.

In foto: la barca in bianco e nero

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